Mai sentito parlare di Google EAT? La prima scoperta che si fa appena entrati nel mondo delle competenze Digital, in ambito SEO, è che il motore di Ricerca di Google ha un obiettivo primario fondamentale: mostrare ai propri utenti quello che stanno cercando!
Il concetto è di per sé molto semplice, eppure è un compito estremamente arduo. Basti pensare alla quantità di informazioni presenti online sui più disparati argomenti (soprattutto sui vari search intent) che gli utenti possono avere per trovarsi già spaesati.
Ma cosa centra in tutto ciò Google EAT? Scopriamolo insieme!
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Cos’è Google EAT
Al fine di riuscire a portare il contenuto giusto alla persona giusta, nel 2014, Google introduce per la prima volta il concetto di Google EAT all’interno delle proprie linee guida definendo il paradigma EAT come uno dei sistemi, probabilmente il principale, con cui algoritmi e quality rater valutano e decretano la qualità di un sito web!
Ma cosa vuole dire EAT?
Di fatto non è altro che un acronimo per definire i 3 concetti chiave con cui viene valutata la qualità di una pagina web:
- Experience (esperienza)
- Authoritativeness (autorevolezza)
- Trustworthiness (affidabilità)
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Experience (esperienza)
Con la dicitura “esperienza” Google si riferisce alla competenza e alle conoscenze di chi ha creato un determinato contenuto di una pagina web che viene quindi giudicato in quanto tale e non in riferimento all’intero sito web.
In base alla definizione, potrebbe sembrare molto semplice associare il fatto che se un contenuto tratta, ad esempio, argomenti medici specifici è bene farlo scrivere da un professionista del settore.
Se però lo stesso argomento di natura medica si riferisce al come viene vissuta quella determinata patologia o malattia, l’esperienza del professionista non è più quella corretta per il contenuto in questione. In questo specifico caso l’esperienza corretta è quella di una persona che ha affrontato la stessa situazione.
Si può quindi intuire che il Search Intent dell’utente su uno stesso argomento ricopre sempre un ruolo fondamentale anche in merito a quelli che sono i criteri di valutazione di questo primo concetto.
Authoritativeness (autorevolezza)
Google valuta l’autorevolezza in base al contenuto e al dominio stesso del sito web in cui si trova.
In linea di massima quindi questo secondo concetto si potrebbe basare sulla quantità e sulla qualità dei backlink e delle citazioni che il brand ha non solo per i contenuti ma anche per il dominio in generale, e quindi tutto quello che riguarda una buona strategia di link building.
Eppure non è tutto qui, perché nel 2015 Google ha iniziato a classificare le SERP in base alle metriche dei “soggetti” esplicitandone alcune:
- Correlazione: quanto sono correlati i soggetti;
- Notabilità: quanto è notevole il soggetto nel dominio;
- Contributo: come viene visto il soggetto dal mondo online (esistono recensioni, critiche, classifiche, ecc.)
- Premi: il soggetto ha ricevuto dei premi inerenti?
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Trustworthiness (affidabilità)
Per affidabilità Google intende quanto un contenuto, e il sito web nella sua interezza, siano attendibili. Come valuta però questo fattore? Per esempio, in base allo scopo del sito internet, oppure al suo grado di trasparenza. Pensiamo ad un e-commerce che al suo interno abbia uno spazio dedicato al blog: gli articoli pubblicati, nel settore di competenza, avranno chiaramente il fine di portare il lettore ad acquistare in un prossimo futuro ed è quindi fondamentale che gli articoli offrano informazioni reali e utili. Proprio per questo dobbiamo tenere a mente che una recensione o un commento negativo potrebbero influenzare il fattore “affidabilità”.
Le linee guida di Google
Search Quality Evaluator Guidelines, questo è il nome ufficiale delle linee guida di Google.
Sono state rese note nel 2015 e contengono le istruzioni per i quality raters i quali devono, sulla base dei criteri della guida stessa, verificare e controllare che i primi risultati in SERP siano contenuti e siti web di qualità. L’algoritmo di Google sta eseguendo bene il suo lavoro nel momento in cui i contenuti più in vista nelle SERP sono di ottima qualità!
Oltre ai fattori EAT, le linee guida lanciano un altro importante concetto quello dei siti YMYL.
Google EAT e siti web YMYL
YMYL (Your Money, Your Life) è un acronimo atto ad identificare tutti quei contenuti e siti web sensibili a questi due argomenti: Soldi e Vita.
Google ha dato molta importanza a questo tipo di contenuti e di siti web. Immaginiamo quanti danni potrebbe fare un sito web che tratta informazioni mediche in modo errato e che tuttavia, essendo in prima pagina di una SERP, arrivi ad essere visualizzato da milioni di persone. Proprio in ambito medico l’aggiornamento dell’algoritmo di google nel 2018 ha comportato l’applicazione di criteri più rigorosi, causando un crollo in SERP per alcuni siti web.
YMYL però non prende in considerazione solo i siti web con contenuti di carattere medico. Abbiamo infatti una distinzione per:
- Consulenze finanziarie
- Consulenze legali e fiscali
- News
- Informazioni scientifiche
- Hobby
- Educazione civica e diritto
- Shopping
- Sicurezza
E tante altre…
Quello che è certo è che chiunque abbia un sito web deve fare i conti con questo tipo di classificazione, infatti, un sito e-commerce di qualsiasi genere non tratta forse informazioni legate ai soldi di chi acquista?
Google EAT e SEO
Arrivati a questo punto è bene fare delle precisazioni. Innanzitutto lavorare sul paradigma EAT non migliora le prestazioni SEO tecniche! Tutto quello che un esperto di web marketing (o meglio ancora un SEO Manager) fa da un punto di vista tecnico, come l’ottimizzazione on-page o l’acquisizione di link esterni di qualità, rimane parte di lavorazioni assolutamente fondamentali. Detto ciò, è comunque vero che un buon EAT può sicuramente influenzare il ranking di un sito web.
Bisogna pensare che Google EAT e la SEO lavorano insieme in modo parallelo e congiunto.
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Il paradigma è un fattore di ranking?
La prova di quanto espresso sopra è proprio che Google EAT NON è un fattore di ranking. Google ha nel suo algoritmo circa 200 fattori di classificazione (tra cui velocità del sito web, l’HTTPS, l’uso delle parole chiave nel titolo, etc.) che possono influenzare il ranking in modo diretto e quindi i risultati in SERP di una determinata pagina. Possiamo dire che il paradigma EAT, invece, influenza il ranking e la SERP in modo indiretto, in quanto Google darà sempre precedenza ai contenuti di qualità.
Il chiarimento di Jhon Muller
A chiarire ulteriormente questo concetto è intervenuto anche Jhon Muller (Webmaster Trends Analyst di Google) che in uno dei suoi Google Webmaster Hangout ha affermato che il paradigma EAT non è qualcosa che va ottimizzato all’interno del proprio sito web. Piuttosto bisogna operare sulla User Experience cercando di capire come gli utenti visitatori del sito web percepiscano i contenuti pubblicati e come sia possibile far capire a loro l’autorevolezza e le capacità degli autori.
Perché Google EAT è così importante?
Sulla base di quanto abbiamo detto finora possiamo dare una definizione più completa: è interesse di Google che gli utenti trovino ciò che stanno cercando, fornendo loro i contenuti di maggior qualità al fine di migliorare la loro esperienza.
È il Web Content Editor che crea i contenuti di maggior qualità.
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Come integrare Google EAT nella strategia SEO: consigli pratici
Ed eccoci quindi arrivati a qualche consiglio pratico su come integrare Google EAT all’interno della nostra strategia SEO, cercando quindi di migliorare i contenuti del nostro sito.
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Ottieni Backlink da siti AUTOREVOLI
In una strategia SEO di successo è una parte fondamentale quella di riuscire ad avere dei Backlink di qualità legati al focus della nostra pagina o del nostro sito web. L’autorevolezza e la fiducia dei siti web che ci linkano aumenteranno notevolmente a loro volta l’autorevolezza e la fiducia accordate al nostro sito. Bisognerà però comunque creare contenuti unici e di alta qualità a cui le persone vogliano collegarsi. Costruire relazioni con i giusti editori e (perché no, anche con alcuni influencer!) aiuterà la tua strategia;
Cura e aggiorna i tuoi contenuti
Creare un articolo o un contenuto non è un lavoro di una settimana o di un mese, dobbiamo considerare che periodicamente potremmo doverci rimettere mano. Specialmente nel campo del digital siamo abituati a modifiche continue ed è quindi fondamentale aggiornare i contenuti nel tempo.
Rendi visibili gli Autori
Come per questo articolo dove in basso vedrai chi lo ha scritto e/o chi lo ha aggiornato, rendi visibile le credenziali dell’autore, inserendo quando possibile anche una loro descrizione che li qualifichi. Questo aiuterà Google a capire quanto può essere attendibile il tuo contenuto.
Ottieni recensioni da clienti e/o visitatori
Ricevere recensioni permetterà di aumentare il grado di fiducia da parte dei tuoi clienti e potenziali tali. È sempre meglio avere recensioni positive, ma bisogna anche imparare come rispondere alle recensioni negative riuscendo a creare da esse delle nuove possibilità di incontro e condivisione con chi ci legge.
Lavora sulla brand awareness
Non starò qui a dirti quanto è importante fare brand awareness per un’azienda. Sarà una buona occasione per leggere un prossimo articolo, ma in questo caso ci è sufficiente sapere che è senz’altro importante saper mettere in evidenza il proprio brand in quanto autorevole, sinonimo di competenza e affidabilità.
CONCLUSIONI
Le strade che Google potrà intraprendere nel futuro in ambito ranking possono dipendere da una moltitudine di fattori legati all’esperienza online dell’utenza. Ad esempio, nel momento in cui si sono resi conto che il mobile ha superato il desktop come scelta di navigazione, hanno inserito la reattività mobile come fattore di classificazione. O ancora, più recentemente, abbiamo visto quanto stiano diventando importanti le ricerche effettuate con sistemi vocali
Su questi Google ha introdotto un aggiornamento chiamato “Speaker Identification”. Quello che sappiamo per certo è che Google avrà come fine ultimo sempre quello di migliorare l’esperienza dell’utente. Google EAT, in questo senso, rimarrà un concetto cardine destinato ad evolversi nel tempo.
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Ottimo articolo molto approfondito che vale la pena di leggere di tanto in tanto per essere sempre in linea con l’algoritmo di Google e quindi ottimizzare la propria SEO al fine di emergere nei risultati di ricerca. Grazie Stefano!
Il fatto che Google riesca ad affinare continuamente i propri algoritmi per fare emergere chi elabora contenuti di qualità e sa costruirsi una sua autorevolezza o comunque avvalersi di atri che ne hanno, rende il lavoro del digital marketer decisamente sempre più stimolante.