Il Marketing altruistico (anche detto altruistic marketing), cos’è?
Comunicare al consumatore la presenza e la proposta di valore dei prodotti delle aziende. Essere più visibili di altri e arrivare prima dei competitor. Generare vendite.
Il marketing si occupa di questo e ben altro.
Come si può parlare di marketing altruistico?
Cos’è l’altruismo?
Chiamiamo altruistico l’atteggiamento e il comportamento di chi non si limita a conciliare il bene proprio con quello altrui, ma si preoccupa del bene altrui a prescindere dal proprio, e lo fa affrontando un rischio e un costo, e senza attendersi alcuna ricompensa.
Marketing e altruismo come possono collaborare?
Ciò che rende il marketing altruistico è il connubio tra il raggiungimento degli obiettivi di marketing aziendale e il supporto a cause benefiche, come aiutare i meno fortunati, ricostruire un’area disastrata etc.
Il marketing veramente altruistico non si limita a raccogliere denaro, ma arricchisce la cultura.
Smetti di fare bene, inizia a fare del bene
Le opportunità per applicare il concetto di marketing altruistico sono molteplici.
Altruismo e marketing: la filantropia USA
Un evento significativo di altruismo e marketing è stato l’invito a 40 miliardari americani da parte di Bill Gates e Warren Buffett, di donare parte del patrimonio a scopi filantropici.
Più nello specifico per contribuire al raggiungimento dei “Millennium Development Goals“, gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile che l’ONU ha programmato di raggiungere entro il 2030.
In questo caso il marketing altruistico a supporto di una causa mondiale. Ma ci sono altri modi per fare altruistic marketing:
Esempi di marketing altruistico: Japan Airlines
Prendiamo come esempio la campagna di Japan Airlines. Mentre le altre compagnie erano impegnate a proporre le migliori offerte per le vacanze, la compagnia giapponese ha deciso di diffondere un messaggio di pace mondiale.
La società ha collaborato con un artista giapponese “Yassan” che in precedenza aveva fatto scalpore per aver fatto la proposta di matrimonio alla sua attuale moglie “scrivendo” tramite la rotta GPS “MARRY ME” attraversando tutto il Giappone.
Questa volta Japan Airlines aveva un’idea più ambiziosa: ha chiesto a Yassan di viaggiare l’intero globo terrestre , per scrivere la parola “PEACE” su una mappa , utilizzando un localizzatore GPS ed il suo telefono.
Questo è di certo un ottimo esempio di marketing e altruismo, ma ci sono parecchi brands che hanno prodotto a loro volta contenuti altruistici per aiutare le comunità locali, preservare l’ambiente e promuovere la pace nel mondo.
Perché il marketing altruistico funziona
Il marketing altruistico potrebbe subire un’evoluzione positiva in futuro.
Ce lo dicono alcuni dati:
-Un sondaggio fatto nel 2014 condotto dall’azienda MSLGroup ha rilevato che l’83% dei millennials crede fermamente che il business model delle aziende dovrebbe essere più improntato sul risolvere i problemi del mondo.
-Anche Worldwide ha dimostrato che il 73% dei consumatori ritiene che le aziende abbiamo il dovere di fare di più che generare profitto.
Importante quindi che i brands esprimano la visione di un mondo migliore e guidino il cambiamento sociale.
Questo cambiamento nella mentalità del consumatore è ciò che ha spinto aziende come la Japan Airlines a lanciare il messaggio di pace mondiale.
“Come brand crediamo che il viaggio di Yassan e il progetto esemplificano perfettamente l’obiettivo di Japan Airlines di connettività e di collegamento al mondo”. Ha dichiarato Yasuto Sasaki, vicepresidente della promozione del marchio aziendale. “Il semplice, ma potente messaggio di Yassan di “Peace on Earth” è in linea con i valori del brand e speriamo di vedere questo progetto continuare a raggiungere i nostri clienti”.
Cosa ottengono indietro i brand da un tipo di campagne come queste?
I giorni in cui il sentimento del brand era largamente legato al prodotto sono finiti. Sempre più importante avere una buona reputazione e per farlo le aziende sperano di creare un’immagine positiva, mantenendo una base di clienti fedele. I brands stanno trovando sempre più importante usare la loro influenza e i loro mezzi per rendere il mondo un posto migliore cercando successivamente di comunicare con i contenuti il tutto.
La maggior parte dei brand ha già operazioni di beneficenza in corso. La sfida è capire come l’altruismo possa essere connesso ai valori del brand.
Le campagne di questo genere aumentano l’esposizione del brand e della beneficenza, apportando consapevolezza al concetto di supporto a cause benefiche.
Un esempio: Toyota
La casa automobilistica giapponese lavora con più organizzazioni no profit, ma mette in evidenza alcuni dei suoi progetti di beneficenza attraverso il marketing digitale e i social media.
Toyota ha lanciato una campagna che ha consentito agli utenti di Instagram di trasformare i loro selfie in filantropia.
La società ha donato 50$ a “Boys & Girls Clubs of America” od ogni post condiviso con l’hashtag #selflessie.
Un esempio analogo anche una collaborazione con “Buckle Up for Life”, che Toyota ha lanciato con il “Cincinnati Children’s Hospital Medical Center”. Ogni volta che un utente condivideva un post con #Buckleupforlife, Toyota donava un seggiolino per auto.
Un altro brand che si è distinto per il marketing altruistico è Zappos.
Con la campagna #TakeTheLeap oltre a dare il via ad una raccolta fondi su change.org, l’azienda ha chiuso per un giorno incoraggiando i suoi dipendenti a sfruttare al massimo il tempo libero.
Zappos ha filmato i suoi dipendenti nel tempo libero mentre aiutavano chi ne aveva bisogno, per poi condividere il tutto su Youtube, Facebook, Twitter ed Instagram.
Oltre a #TakeTheLeap la società ha anche sorpreso un’intera città con prodotti gratuiti e perfino pagando per le adozioni di animali da compagnia.
Quando l’altruismo non funziona
Sebbene i brands possano trarre profitto dalla filantropia, la promozione mascherata da altruismo può produrre risultati tossici.
è possibile per alcuni progetti risultare sgradevoli o inventati.
Durante il periodo in cui esplodeva il fenomeno “Ice Bucket Challenge” nel 2014 – promossa dall’Associazione ALS per sensibilizzare la sclerosi laterale amiotrofica, BestBuy, Coca-Cola, e molti altri brands sono stati criticati per aver incorporato mascotte e segnali pubblicitari nei loro video per Ice Bucket Challenge.
Altri brands invece si sono trovati in difficoltà quando hanno collaborato con organizzazioni non in linea con il prodotto del brand.
Prendi KFC: il brand ha lanciato una campagna chiamata “Buckets for the cure“, donando una parte dei suoi profitti a Susan G. Komen per la sua cura al cancro.
Purtroppo il menu “grasso” di KFC era completamente in disaccordo con l’attenzione centrata sulla salute, sulla ricerca e l’educazione del cancro al seno.
Un problema simile è stato affrontato da Starbucks quando la catena del caffè ha cercato di avviare una conversazione sulle razze.
Starbucks intendeva stimolare “empatia e compassione verso gli altri“, ma i consumatori hanno immediatamente criticato la società per l inappropriatezza ed il tono di voce utilizzato.
Come fare marketing altruistico al meglio
Case histories di successo come quelli di Zappos, Toyota, Japan Airlines possono fornirci le giuste linee guida per capire come implementare altruismo e marketing senza il rischio di risultare inopportuni e condividendo il giusto messaggio.
Zappos evita il conflitto d’interessi scegliendo attentamente le sue cause piuttosto che attaccarsi a conversazioni controverse. “Abbiamo scoperto che abbiamo più successo quando consideriamo le iniziative e i contenuti come un’estensione del nostro brand, comunicando i nostri valori”., ha affermato Kristin Richmer marketing manager di Zappos “Devi rimanere fedele al marchio e attuare iniziative autentiche”.
Drakton, responsabile delle campagne di Toyota, ha enfatizzato l’importanza di fare la differenza. “Avere i partner giusti pronti ad aiutare” ha detto. “E se riesci a sfruttare influencer, puoi diffondere il messaggio ancora con più efficacia”.
Se sviluppati con con consapevolezza i contenuti che riguardano l’altruismo e la filantropia possono ispirare , deliziare e guidare il cambiamento. Ma quando sono fatti per vendere, difficilmente si riuscirà a comunicare il giusto messaggio, rischiando di risultare inopportuni.
Puoi approfondire e imparare a fare altruistic marketing con un master in digital marketing.
Lo sport e il viaggio come scuola di vita. Sono uno studente di Cooperazione Internazionale e Sviluppo. Sto coltivando la passione del digital marketing tramite corsi di specializzazione e lavorando a progetti personali. Ho un blog ilkaizen.com.
Non avevo mai visto un argomento simile, bell’articolo riccardo
Articolo molto bello, mette in luce la volontà di veicolare messaggi e marketing attraverso ideali migliori e beneficenza. Complimenti
Complimenti Riccardo per il bel articolo! Interessante non avevo visto trattare prima questo particolare aspetto del marketing
Splendido articolo! Il fatto che le aziende riescano anche a fare il bene è una gran cosa anche se onestamente credo che il fine ultimo sia comunque il profitto il che cozza con il mio concetto di altruistico. Comunque meglio profitto unito a iniziative utili e messaggi importanti piuttosto che mero profitto. Comunque complimenti Riccardo, argomento davvero ben trattato.
Che dire, speriamo! Il fatto che i dati indichino un aumento dell’altruistic marketing da speranza. Credo poco nei millennials, ma se anche qui i dati dicono il contrario sono felice di sbagliarmi!
Un articolo bellissimo davvero, complimenti a chi lo ha scritto perché offre degli spunti utili per molti business!
Mi piace questo altruistic marketing. Ci dà la possibilità di spostare l’attenzione delle aziende su cause benefiche e non solo sui profitti.
Un articolo veramente interessante, che ci mostra quale è la direzione da intraprendere per far fronte a temi come la salute, la preservazio dell’ ambiente e la sempre più crescente disparità sociale…un capitalismo non guidato dalla massimizzazione a tutti i costi del profitto, ma ispirato da nobili fini…Complimenti allo studente che lo ha scritto!