Molti settori sono stati fortemente colpiti dalle conseguenze che la crisi pandemica ha generato, in particolare quelli per i quali la fruizione del servizio è strettamente correlata alla presenza fisica del pubblico, come avviene per i musei. In quest’ambito per sopperire a tali difficoltà è nato il museo online.
Non tutti i musei italiani, però, sono stati spiazzati da questa nuova situazione. Infatti, alcuni musei già in periodi non sospetti avevano iniziato il loro processo di digitalizzazione, attraverso la realizzazione di un museo online e/o tour virtuali.
Un esempio è il MArTA, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto. Nato nel 1887, esso rappresenta uno dei più importanti musei archeologici d’Italia, conserva al suo interno una delle collezioni più grandi risalenti all’epoca della Magna Grecia, tra cui spiccano i famosi Ori di Taranto. Oggi conosceremo il MArTA, attraverso le parole della Dott.ssa Eva Degl’Innocenti, direttrice del Museo. Vuoi migliorare le tue conoscenze digitali e non sai come farlo? Scopri come formarti con i Corsi Web Marketing di Digital Coach®.
Quando è nata l’esigenza di un museo online?
L’esigenza di un museo online è nata nel 2016 grazie al progetto Museo MArTA 3.0 finanziato nell’ambito del Pon Cultura e Sviluppo, i fondi Fesr che abbiamo dedicato interamente all’innovazione e digitalizzazione del museo, ben prima del Piano Triennale per la Digitalizzazione e innovazione dei musei creato dalla direzione generale dei musei, emesso nel 2019.
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Quali strumenti e strategie digitali adottate?
Abbiamo una piattaforma digitale che non è un semplice sito internet, ma prevede anche una sezione chiamata Mediateca, con contenuti digitali. Infatti, abbiamo creato un progetto di 40.000 reperti del museo digitalizzati, in open data e open source che metteremo a disposizione di tutti, condivisi su questa piattaforma online, che si presenta in 8 lingue.
Pochi musei in Europa possiedono un sito internet, che in realtà è una piattaforma digitale, ed il MArTA è il primo fra tutti ad ospitare il catalogo digitale delle opere, composto da 40.000 reperti open data, tra cui oltre 5000 immagini stereoscopiche.
Nelle nostre strategie per il museo online rientra l’attività del Fablab, ovvero un laboratorio di artigianato digitale all’interno del proprio museo in modo strutturato e che è dedicato alle riproduzioni con stampanti 3d e laser scanner delle collezioni archeologiche del museo. Siamo il primo museo nazionale italiano ad aver realizzato un Fablab.
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Quali opportunità avete colto con il museo online?
Le opportunità offerte dal museo online sono numerose, lo vediamo in questi giorni con il tour virtuale 3d, da noi creato in formato bilingue (italiano e inglese), riguardante tutte le collezioni museali oggi esposte. Stiamo parlando di circa 6000 m² di museo! Da ciò è scaturita una grande curiosità, ma anche un grande successo. Pensiamo di raggiungere entro il 31 Dicembre 2020 il 100% degli incassi avuti nello stesso periodo del 2019 a museo aperto, questo perché il tour virtuale 3d è stato collegato ad una piattaforma di crowdfunding, nella quale tutti coloro che vogliono possono fare una donazione al museo. Tali donazioni sono finalizzate ad investimenti nella ricerca, al finanziamento di contratti per i giovani studiosi, o ancora ad attività di valorizzazione sul territorio; pertanto c’è anche la possibilità per il pubblico, di contribuire alla valorizzazione della città di Taranto e del territorio. In cambio di queste donazioni, i donatori ricevono in regalo il tour virtuale e lo possono regalare anche ad amici o parenti. A tal fine abbiamo creato la MArTA Christmas card, una carta digitale che fornisce in regalo il tour virtuale. Questo è un successo che abbiamo ottenuto sicuramente grazie al museo online.
Inoltre il Fablab (laboratorio di artigianato completamente digitale) sta riscuotendo un notevole successo attraverso l’E-learning, l’attività di didattica a distanza con cui ragazzi e adulti possono iscriversi (gratuitamente), per imparare a riprodurre a distanza un’opera in 3d, o ad esempio ad utilizzare la piattaforma di robotica: Sketchfab. Successivamente è possibile ritirare l’oggetto riprodotto attraverso questi free software presso il museo.
Un’ulteriore opportunità e successo derivante dal museo digitale è stata la digitalizzazione attraverso il progetto Li-fi. Siamo il primo museo nazionale italiano ad aver creato e tra l’altro portato già a conclusione il progetto Li-fi, che utilizza la tecnica Light fidelity, quindi luci emesse da un Led che utilizza onde luminose (e non radio come il Wi-fi). Un sistema molto più affidabile del Wi-fi. Quindi, abbiamo creato un’app che permette di fornire gratuitamente a ogni visitatore non solo informazioni testuali, ma anche audio video per tutti i visitatori, anche per le persone con disabilità, perché il tutto è tradotto nella lingua dei segni. Inoltre, i contenuti, sono realizzati e forniti in base ai diversi target di pubblico, così i ragazzi hanno dei contenuti ad hoc e ai bambini è dedicato un sistema di giochi che rendono la visita più interattiva.
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Come ha reagito il pubblico a questa innovazione?
Il pubblico ha reagito molto bene, tant’è che il tour virtuale 3d ha raggiunto un successo da noi insperato, ed è riuscito a compensare la chiusura del museo a seguito dei diversi Dpcm, tanto da permetterci di raggiungere introiti dal museo online, come se il museo fosse regolarmente aperto. Questo è un dato molto interessante. Noi non pensiamo che il museo online debba sostituire l’esperienza fisica, ma crediamo che la digitalizzazione, l’innovazione e la tecnologia siano complementari alla visita in presenza.
Anche dal punto di vista dei social network abbiamo registrato un successo di pubblico considerevole; ad esempio durante il primo lockdown, su Facebook abbiamo ottenuto un incremento di pubblico del 300%, e abbiamo registrato più di 100000 nuovi utenti unici; ma anche su Instagram, Twitter e sul canale YouTube, nel quale creiamo contenuti e archivi per le nostre iniziative.
A ciò si aggiunge il successo dei “Mercoledì del MArTA”, si tratta di conferenze tenute da studiosi di caratura internazionale che vengono trasmesse in diretta su Facebook e YouTube, in modo tale che il pubblico possa assistere in diretta streaming alla conferenza. Dunque ciò che è migliorato è il rapporto con il pubblico, adesso più interattivo, emozionale ed empatico. Così, in realtà, anche nei mesi di lockdown, abbiamo incrementato la fidelizzazione del nostro pubblico, nonostante la drammaticità della situazione.
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Quale futuro prevede per il museo virtuale online?
Museo tradizionale e museo online devono coabitare e coesistere, anzi noi abbiamo verificato l’importanza dei contenuti digitali non solo all’interno del museo, infatti il Li-fi, in realtà è un’app che si scarica una volta all’interno del museo, data la necessità di aver le opere dinanzi per utilizzarla. In effetti, i contenuti vengono inviati su smartphone o tablet nel momento in cui ci si trova vicino alla vetrina, dato che, questo sistema di luci, di led, attraverso questo nuovo tipo di connettività riesce a percepire ed individuare gli spettatori e quindi erogare i contenuti.
Noi intendiamo continuare a creare dei contenuti digitali gratuiti, e non solo. Come nell’esempio precedente della donazione, anche questo riuscirà a far cambiare un po’ il paradigma, soprattutto dei musei pubblici. Far comprendere al pubblico che la cultura ha un costo, e come lo ha per noi, è giusto che lo abbia anche per gli utenti. Inoltre è importante che alcuni contenuti digitali di alta qualità non siano erogati gratuitamente, ma, è necessario effettuare delle donazioni o addirittura un acquisto di servizi. Si parla molto della piattaforma della cultura, simile a Netflix, questo potrebbe essere un progetto molto interessante.
Dunque le due cose devono coesistere, il museo digitale non può sostituire quello reale, ma si deve creare un buon equilibrio tra le due parti, il che non è sempre semplice. Un esempio è ciò che abbiamo fatto con il Fablab, cioè, lavorando a distanza anche con centinaia di utenti che non conosciamo, ma con i quali creiamo un legame, perché per recuperare quell’oggetto riprodotto con stampante 3d, essi devono recarsi al museo e quindi creiamo l’incoming sul museo, però anche la conoscenza reale rispetto alle collezioni. Questi sono processi importanti che ci piace chiamare “dai bit agli atomi“, ovvero attività digitale a distanza che però si trasforma in atomo, perché si trasforma in esperienza reale e, viceversa, il visitatore fisico che usufruisce della piattaforma digitale, in cui sono presenti contenuti digitali, anche free, i quali vengono aggiornati continuamente.
Dunque, per creare un buon rapporto con il pubblico è importante che che ci sia un’esperienza completa: prima, durante e dopo la visita. La concepiamo come una fidelizzazione ulteriore del pubblico; il legame non deve perdersi mai. Ad esempio, se un visitatore viene dagli Stati Uniti e ha visto una volta il MArTA, dobbiamo poter raggiungerlo nel luogo in cui si trova, questa connessione deve essere sempre presente, la persona deve entrare e sentirsi parte di una community.
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Conclusione
Il Museo Archeologico Nazionale di Taranto è il chiaro esempio di come anche i cosiddetti settori tradizionali, come quello riferibile ai musei, stiano compiendo un profondo processo di digitalizzazione e innovazione per rispondere alle esigenze presenti e future. Il MArTA da questo punto di vista, rappresenta uno dei più virtuosi musei italiani ed europei. Senza snaturare la classica esperienza del museo, ha aggiunto delle componenti digitali all’avanguardia che hanno reso il museo online un fattore molto importante nell’offerta del museo, che svolge, al tempo stesso, una funzione complementare al museo tradizionale.
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Sono un Web Content e Digital Marketing Specialist. Laureato in Marketing e Comunicazione d’azienda, sono uno specializzando in Global & International Marketing.
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