Chi non ambisce a ricoprire il ruolo di capo nella professione che svolge? Attenzione però, anche nel digitale non ci sono solo onori, anzi. Sono molto di più gli oneri come ci racconta in questa intervista Andrea Bortolazzi Head of digital di Triboo Digitale.
Ad Andrea ho chiesto:
- Cosa fa l’Head of digital
- Qual è il suo background e come ha fatto a scalare posizioni fino a diventare l’Head of digital di Triboo Digitale
- Quali skill deve avere un Head of digital
- Quale valore aggiunto garantisce ad un’azienda l’Head of digital
- Se è vero che il grande compito di un team di digital è quello di ‘togliere’ fino ad arrivare a capire di cosa ha realmente bisogno l’azienda
- Quali altre figure fanno parte del suo team
- Qual è la prima cosa che fa quando arriva in agenzia e quale l’ultima prima di uscire
- Se chi ambisce a ricoprire la posizione di Head of digital deve pensare di lavorare 7 giorni su 7 h24
Andrea, tu sei a capo di un team digital, ci spieghi cosa fa l’Head of digital?
Oggi un Head of digital fa tante cose. Si parla di digital marketing, ma in realtà ci sono tante skill differenti. Si va dal mondo del biddable e quindi tutto il business del marketing a performance basato sul costo per click alla display programmatic. Parliamo però anche di Seo, di Email marketing e di Marketing automation. Quindi, tante cose che, per Triboo, la società per cui lavoro, significano portare performance.
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Andrea, qual è il tuo background? Come hai fatto a scalare queste posizioni fino a diventare Head of digital?
La mia è una storia un po’ articolata. Mi sono laureato in informatica e ho iniziato come developer sulla parte tecnologica. Poi ho capito che il project management e il digital adv erano ambienti che mi piacevano di più del puro coding. Ho iniziato in una società di Milano, Nextre Engineering, dove facevo il project manager di grandi progetti tecnologici. Poi ho fondato Sevenlike, una società basata e fondata sull’E-commerce che è stata poi acquisita da Triboo, player principale sul mercato italiano e leader nell’E-commerce.
Andrea, quali skill deve avere un Head of digital o chi ambisce a ricoprire questa posizione?
Il mio percorso mi ha sicuramente aiutato perché oggi il mondo del digital e dell’adv sono molto legati a quello della tecnologia. Quindi, oggi, avere delle skill tecniche abbinate a skill di marketing e analytics è fondamentale. Oggi le piattaforme che erano adv sono tutte integrate con quelle tecnologiche dei nostri partner e sicuramente tutte le scelte che prendiamo a livello digital sono data driven. Di conseguenza una buona base sulle analitiche e sull’interpretazione del dato sono le skill principali che deve avere un Head of digital (detto anche Chief Digital Officer).
Qual è il valore aggiunto che un Head of digital garantisce ad un’azienda che vuole puntare forte sul digitale?
Oggi le aziende chiedono risultati, non esistono più progetti di forma rich o awareness nel mondo che rappresento. Il valore aggiunto nel digitale è sempre molto misurabile. Parliamo di Kpi che possono essere fatturato, esposizione a target predefiniti di clientela, iscrizione o lead generation. Il valore aggiunto, dunque, è saper trasportare un’azienda in un mondo così variegato come è il digital, cercando di costruire un percorso custom fit per l’azienda stessa. Il digital oggi vuol dire ‘tutto e niente’: è un mondo troppo vasto e il vero valore aggiunto sta nell’interpretare i veri obiettivi che quell’azienda può raggiungere, grazie al digitale, esattamente nel settore di riferimento in cui opera, proprio in relazione alla sua dimensione, ai mercati che vuole affrontare e al target di clientela che vuole colpire. Quindi il primo valore aggiunto è interpretare il bisogno e soprattutto definire obiettivi misurabili e raggiungibili. Dopodiché questo mondo ci mette a disposizione un sacco di informazioni anche ex post rispetto a quello che facciamo e quindi portare avanti queste informazioni in azienda serve non solo all’advertising e al digital, perché i dati che oggi raccogliamo – proprio grazie al digital – influenzano anche la produzione dell’azienda stessa che, quindi, si può basare su una conoscenza molto più analitica della clientela stessa.
Se il digitale è ‘tutto e niente’, il lavoro di un team di digital non è anzitutto quello di aggiungere, quanto piuttosto quello di togliere fino ad arrivare a capire di cosa ha realmente bisogno l’azienda, giusto?
Noi lavoriamo sia con brand molto famosi, con una awareness molto importante, che con start up. E i mercati su cui operiamo, siamo anche in Asia, hanno dinamiche totalmente diverse. Di conseguenza interpretare significa anche veicolare gli investimenti delle aziende – che non sono infiniti – verso i canali digital più profittevoli per il loro singolo caso.
Quali altre figure fanno parte del tuo team?
Il mio team è formato da diverse Unit che si occupano di:
- Seo, e quindi di tutta l’indicizzazione organica sui motori di ricerca
- Programmatic Advertising, cioè Real Time Display e Display su base dato
- ‘Mondo’ Biddable legato sia ai motori di ricerca che al social media advertising
- Direct marketing, sms, mail e push up notification anche legate a logiche di marketing automation
- Creative, nel nostro caso questa Unit caso segue molto i dati: creatività non belle o brutte, ma che funzionino. Gli A/B test ci dicono quale creatività ha funzionato meglio e quale concept spingere di più al prossimo flight di campagna su declinazioni che possono essere la mail, il social compost su Facebook o un sms per il ‘drive to store’.
Sono skill molto differenti tant’è che all’interno della mia divisione esiste un Head per ogni singola area e ognuno di loro risponde a me. Poi ‘orchestriamo’ il tutto in riunioni di progress dove mettiamo insieme i tavoli di lavoro comuni perché oggi nessuna di queste verticali ‘stand alone’ può funzionare.
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Qual è la prima cosa che fai quando arrivi in agenzia e l’ultima che fai prima di uscire?
La prima che faccio è salutare le persone, cercando di capire se ci sono criticità. Poi provo a dare morale alla truppa per iniziare la giornata nel migliore dei modi e cerco di stabilire degli obiettivi. Penso che questo paghi molto, perché le persone si sentono coinvolte in un progetto, responsabilizzate e allo stesso tempo percepiscono la presenza di un responsabile che si interessa di quello che faranno nella giornata. E’ bello porsi degli obiettivo ‘short terms’, misurabili e che poi portano al disegno comune. A fine giornata spesso ci si rivede per fare una review sui macro temi che andavano chiusi o sugli incontri importanti che ci sono stati così da imparare dagli errori e premiare chi è riuscito a fare bene.
Andrea, chi ambisce a ricoprire la posizione di Head of digital deve pensare di lavorare 7 giorni su 7, h24?
Io ho fatto 15 anni di gavetta per arrivare qui. Questo non vuol dire che la mia vita professionale oggi sia relegata alle 8 ore di lavoro standard. Serve molta flessibilità, ma non vince per forza chi lavora di più. Ci sono stati alcuni passaggi della mia vita professionale che so essere stati i fautori della mia crescita. Alcune scelte che ho preso durante la mia carriera, come quella di assumermi sempre maggiori responsabilità e quindi anche maggiori oneri tutti i giorni o equilibri interni da sradicare sono passaggi per i quali bisogna avere un po’ di coraggio ma che, se riesci a portare a casa il risultato, rappresentano vere opportunità di crescita. Quello del digitale è un mondo molto ‘captive’, ma anche molto esigente e corre ad una velocità non paragonabile – in questo momento – a quella di nessun altro business. Se si vuole fare bene, quindi, bisogna essere pronti a tutto!.
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Sono un giornalista professionista e comunicare è la mia passione. Adoro scrivere e saperlo fare bene per un giornale o un’agenzia stampa oggi non basta più. Per questo mi sono avvicinato al digitale, un mondo davvero affascinante e dalle mille sfaccettature. Sperimento le nuove tecnologie per rimanere al passo con i tempi e non sentirmi nel pleistocene…
L’head of digital è una figura con molte responsabilità ed infatti ci sono voluti anni prima di arrivare a tale posizione. Bello sapere che quando arriva in ufficio deve caricare le persone che lavorano con lui e guidarli nel loro lavoro :)
Andrea Bortolazzi, Head of Digital, ci racconta del suo lavoro, dicendo che si passa da skill che vanno dal digital marketing al mondo del biddable e quindi tutto il business del marketing a performance basato sul costo per click alla display programmatic. Parliamo però anche di Seo, di Email marketing e di Marketing automation. Quindi, tante cose che, per Triboo, la società per cui lui lavora, significano semplicemente portare performance.
Interessante professione, al passo coi tempi, in continua evoluzione, che permette di non annoiarsi e possibilmente da svolgere anche in remoto. Interessante come sempre sarebbe capire lo stipendio italiano paragonato a quello americano.