Il Social Media Strategist è uno dei professionisti più ricercati nel mondo del Digital Marketing. Per capire cosa fa un social media strategist e scoprire come diventare social media strategist, ho deciso di scambiare quattro chiacchiere con un esperto di strategie di comunicazione sui social media.
In questo viaggio nel mondo dei social network ci faremo guidare da Davide Licordari, Social Media Strategist presso Seolab, autore del Blog dedicato alla comunicazione digitale e ai social media www.davidelicordari.com, nonché ideatore e organizzatore dei TweetAwards, principale evento dedicato al mondo di Twitter in Italia.
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Social Media Strategist: che che competenze deve avere?
Il Social Media Strategist, grazie all’esperienza coltivata nel mondo della comunicazione e alle competenze tecniche acquisite con la gestione di social media come Facebook, Twitter, Instagram e Pinterest, mette a disposizione delle aziende il proprio background culturale e tecnico per declinare all’interno delle piattaforme sociali le strategie di marketing e comunicazione.
I social solitamente sono un’appendice all’interno del piano di comunicazione aziendale. Tuttavia esistono progetti che nascono e vivono di vita propria all’interno del mondo social, indipendentemente dalle iniziative di marketing dei brand.
Quest’ultimo elemento risulta cruciale nell’elaborazione della strategia di comunicazione e porta il Social Media Strategist a farsi alcune domande.
- Come mi rivolgo ai miei utenti?
- Come diffondo le informazioni?
- Come mi faccio apprezzare dal mio target?
Quanto alle competenze per poter fare il social media strategist, ritengo che sia indispensabile avere delle attitudini molto più affini al mondo della comunicazione che a quello del marketing. Il social media strategist deve studiare le sfumature di una strategia di comunicazione basandosi sulla conoscenza approfondita di tutte le piattaforme social, attingendo a piene mani dalle proprie nozioni di psicologia, sociologia e antropologia.
Non è un caso che molti dei miei colleghi, compreso il sottoscritto, arrivino da percorsi di studi più umanistici che tecnici.
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Una volta raccolte le informazioni, il social media strategist esegue un’analisi dei contenuti da diffondere e pianifica un progetto di comunicazione specifico per l’area social.
È sua responsabilità stabilire quali canali e quali strumenti siano più adatti a veicolare il messaggio del brand. Per fare un esempio, a livello multimediale è necessario valutare quali siano i formati più adatti per determinate iniziative, quali leve di marketing utilizzare nella pianificazione di una campagna di social advertising e infine se e quando creare dei contest o delle iniziative per la user generation.
Il Social Media Strategist elabora una strategia specifica, sia che si tratti di un’iniziativa “stand alone” che si esaurisce nel giro di un paio di mesi, sia che venga richiesta una consulenza continuativa che normalmente prevede la stesura di progetti su base annuale.
I brand, di norma, sfruttano i social per creare un trust con l’utente e questo richiede la creazione di strategie di medio-lungo termine.
Social media strategy: quanto sono importanti i followers?
È un dato che conta tutto e niente. Se noi riusciamo ad aggregare un gran numero di persone all’interno della nostra community abbiamo fatto certamente un buon lavoro. Resta da vedere quanti dei nostri followers ci seguano veramente e abbiano interesse per i contenuti che pubblichiamo.
Nella realtà però non è sempre così. Esistono tantissimi esempi di aziende che hanno fatto di tutto anche in termini di compravendita per l’acquisizione dei fan attraverso i canali di advertising, creando community enormi, ma hanno finito col ritrovarsi con un esercito di followers totalmente disinteressati al brand.
Con una pubblicità ben congegnata puoi guadagnare decine o centinaia di migliaia di iscritti alla tua fanpage, ma se di tutti questi solo una percentuale bassissima segue realmente il tuo brand, resti con un pugno di mosche.
Se andiamo a vedere il tasso di engagement e le risposte che si hanno in relazione alla pubblicazione dei contenuti, ci rendiamo conto che spesso i dati sono poco soddisfacenti perché da un lato vieni penalizzato dall’algoritmo di Facebook e dall’altra vieni bocciato da un esercito di fan che non seguono il tuo brand.
Una delle sfide per noi media strategist è far comprendere questo concetto essenziale a clienti che solitamente guardano solo il dato numerico. È preferibile avere una community contenuta, ma composta da followers realmente interessati ai nostri messaggi e che si facciano portavoce del brand, scongiurando così un’inutile dispersione.
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Social Media Strategist: le criticità da combattere
È una guerra. Le difficoltà sono tante e variano di continuo. Un classico intramontabile è la mancanza di budget. Non di rado Content Strategy impeccabili non vedono la luce perché non è possibile accedere agli strumenti per poter veicolare quei contenuti, raggiungere una massa critica di persone e renderlo virale.
Un altro scoglio da superare è l’approccio del cliente che chiede la tua consulenza, ma che non è disposto a discostarsi da formule e paradigmi ormai antiquati.
Problema analogo si ha quando devi lavorare in sinergia con professionisti che pongono dei vincoli al tuo spazio di manovra dal punto di vista strategico.
La bravura del social media strategist sta anche qua: saper riformulare continuamente la strategia social per mettere d’accordo tutti gli attori che partecipano alle iniziative del brand.
Questo tipo di problema lo si riscontra quando devi veicolare sui social uno spot pubblicitario nato per essere diffuso in TV. I canali social richiedono un linguaggio differente per fare engagement, ma ti ritrovi con le mani legate perché dovresti richiedere una produzione dedicata al social. Un social media strategist, non di rado, deve arrangiarsi col materiale che c’è adattandolo alla sintassi richiesta dai canali social.
Un terzo problema nasce quando devi lavorare per un’azienda che offre prodotti o servizi di per sé poco affini all’ambiente solitamente leggero e spensierato dei social e ti ritrovi ad elaborare una strategia efficace che richiede contenuti tecnici e impegnativi. Diventa tutto più complicato perché, trovandoci nell’ambiente sbagliato, rischiamo di diffondere dei messaggi che non intercettano l’interesse dell’utente social.
In questo caso il social media strategist deve suggerire al cliente su quali social puntare, avendo anche il coraggio di riconoscere la marginalità di un social media in una strategia di comunicazione di questo tipo.
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Non credo. Chi è un po’ lungimirante ha capito che l’andamento dei social network è piuttosto variabile. Twitter, per fare un esempio, tre anni fa era il fenomeno social più potente in assoluto e ora, almeno in Italia, si ritrova a chiudere i battenti.
Facebook, dall’altra parte, sembra non trovare ostacoli alla sua continua ascesa. Si tratta di un caso particolare, che si è consolidato come qualcosa di più articolato e complesso rispetto a un social network tradizionale.
Abbandonare una piattaforma di proprietà come un blog, per pubblicare i propri contenuti solo sui social e affidarli ad una piattaforma che non è sotto il nostro controllo, è un rischio davvero grosso.
Ci sono troppe variabili che non possono essere controllate: dovendo fare delle ipotesi estreme, in futuro alcuni social potrebbero diventare a pagamento, altri potrebbero chiudere, così come potrebbero variare gli algoritmi e penalizzarci.
La cosa certa è che, a parità di condizioni, la visibilità che i contenuti ottengono sui social è decisamente maggiore a quella che può garantire un articolo su un blog. È per questo che in una strategia di comunicazione ogni canale svolge una funzione specifica.
La soluzione migliore sta nel mezzo: il blog o il sito di proprietà servono per fare comunicazione, mentre i social come cassa di risonanza per convogliare gli utenti verso “casa mia”. Si tratta di fare una scelta strategica, perché nulla mi vieta di slegare la strategia di comunicazione del blog da quella social.
In futuro potrebbero esserci software in grado di produrre contenuti già ottimizzati e perfettamente leggibili. I web content editor sono una razza a rischio estinzione?
I software arriveranno a scrivere articoli validissimi, questo è innegabile, ma il fulcro della comunicazione resta la relazione. Questo significa che l’articolo può essere impeccabile dal punto di vista del SEO copywriting e da quello grammaticale, ciononostante questi software non potranno mai sostituire la sensibilità umana e la capacità di fare delle valutazioni strategiche articolate.
In ogni caso si tratterà di un valore aggiunto nella ricerca di informazioni, di spunti editoriali e nella stesura di un testo da un punto di vista tecnico.
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La community social è il primo punto di contatto tra il potenziale cliente e l’azienda. L’utente sfrutta questo strumento per reperire informazioni sul brand e farsi una propria idea. I consumatori sono molto attenti alla reputazione dell’azienda e sui social ricercano informazioni per tastare il polso della situazione.
Con una gestione corretta della community e della brand reputation si riesce a influenzare le decisioni d’acquisto: visitare la pagina Facebook di un ristorante e imbattersi in lamentele, foto scadenti e contenuti non aggiornati porta l’utente a diffidare.
Ecco perché dev’essere interesse del titolare dell’attività avere una figura specializzata che gestisca con intelligenza la community, soprattutto quando arrivano le critiche. Serve un approccio pro-attivo alla ricerca del dialogo per trasformare le criticità in opportunità, per migliorare e fare reputation. Ignorare e cancellare le recensioni e i commenti negativi, come fanno molti, è sempre controproducente.
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Social Media Strategist:
Com’ è organizzato un team ideale?
Dietro ogni Social Media Strategist c’è sempre un ottimo Community Manager che cura la gestione dei canali dal punto di vista operativo. Moderazione delle community, pubblicazione dei contenuti e segnalazione eventi, sono solo alcune delle sue funzioni.
Allo stesso modo risulta importante la figura del Web Content Editor e del Web Designer che riescono a trasformare le idee dello strategist in prodotti accattivanti che abbiano un impatto importante sull’utente.
L’unica criticità è data dal fatto che un bravo copywriter può creare un contenuto bellissimo ma non adatto ad una realtà “ruspante” come quella social.
In realtà un team di lavoro standard non esiste. Molto dipende dalle strategie e dalle esigenze del cliente. In alcuni casi, per esempio, potrebbe essere necessario un esperto di social advertising che valuti quali siano i formati migliori per ingaggiare l’utente.
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Il real time marketing è uno strumento molto affascinante ma va saputo utilizzare. E nonostante tutto, se ne abusa. Ceres, per esempio, fa dei lavori interessanti sotto questo punto di vista ma a mio parere si stanno trasformando in operazioni di comunicazione autoreferenziali. Il real time marketing è bello ed efficace quando spunta dal nulla, non può diventare una rubrica del piano editoriale.
Puoi disporre dei migliori copywriter in circolazione, ma fare una battuta che funzioni non è così semplice.
Spesso i brand si preoccupano di sfornare slogan ad effetto su qualsiasi evento, dimenticandosi di ciò che chiede realmente il proprio utente sul piano comunicativo.
Esasperare questo approccio, volto all’intrattenimento a tutti i costi, rischia di stancare anche i followers più affezionati. Si perdono di vista gli obiettivi principali: dare informazioni utili, lanciare offerte esclusive, risolvere i problemi. Il mio consiglio è di maneggiare quest’arma con cautela.
I social media tools sono tanti e ogni Social Media Strategist ha i suoi preferiti. Ad alcuni è difficile rinunciare perché semplificano il lavoro, consentendo di programmare le pubblicazioni e di ricavare informazioni preziose, ma lo strumento migliore resta l’esperienza dello specialista. Capire cosa dire, quando dirlo e come dirlo conta molto di più di un tool.
Per quanto questi strumenti siano utilissimi in fase di reportistica e monitoraggio dei competitors, la strategia resta legata alle analisi dello strategist sul mercato di riferimento e sulla capacità di comprendere le esigenze del brand e dei suoi followers. In altre parole, i social tools velocizzano il lavoro ma non incidono a livello strategico.
Social Media Strategist:
Quale percorso consigli di seguire?
Sporcatevi le mani. Se avete in mente qualche progetto, mettetevi in gioco e cominciate a testare il funzionamento di una pagina Facebook o di un account Twitter. Potreste cominciare da una vostra passione, approfondire le vostre conoscenze sulle varie piattaforme e fare rete.
Questa palestra serve. Se in futuro doveste fare un colloquio per una posizione lavorativa in ambito social, avere degli account ben strutturati, ricchi di contenuti e con molti followers, significa presentarsi con un bel biglietto da visita.
Aprite un blog o cercate di curare uno spazio di comunicazione, vi aiuterà a creare contatti, trovare collaborazioni e aiuterà chi è interessato ad una vostra consulenza a capire cosa sapete fare e come lavorate.
Elaborare una strategia di personal branding in ambito social, costituisce un tassello fondamentale per chi vuole lavorare nel campo della comunicazione.
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Come secondo passo suggerisco di bussare alla porta di una web agency piuttosto che di un’azienda. Si entra in contatto con realtà ed esigenze eterogenee, senza rischiare di essere trasformati in un tuttofare fin dal primo giorno. Chi cresce in agenzia riesce a strutturare meglio il proprio curriculum e a specializzarsi in un ramo del digital come il social media marketing, creando le basi per un eventuale futuro da libero professionista. Puoi approfondire questo tema guardando il nostro video blog sulle differenze tra lavorare in una web agency o in azienda.
Social Media Strategist: quanto guadagna?
Non è semplice fare una media ma possiamo dire che in una web agency, un Social Media Strategist con un minimo di esperienza guadagna dai 20 mila euro lordi all’anno in su, ma dipende da tanti fattori. Si guadagna bene, ma se volete diventar ricchi fate gli idraulici.
A tale proposito potrebbe interessarvi la nostra miniguida sulla Digital Strategy, per avere un’idea più completa e a 360 gradi del mondo del web e delle tecniche da usare sinergicamente per avere successo.
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Web Content Strategist – Dopo la laurea in Economia e diversi anni nel mondo del Giornalismo e dell’Editoria ho iniziato ad occuparmi di Content Marketing e Seo Copywriting.
Attualmente collaboro allo studio e alla realizzazione dei contenuti all’interno del team di Content Marketing nell’ambito della Work Experience che sto svolgendo presso Digital-Coach.
Più in particolare mi occupo di:
– Web Content Strategy
– Content Marketing
– Seo Copywriting
– SEO Optimization
– Link Building
Si, è solo sperimentando in prima persona e alimentando la propria curiosità verso il mondo dei social che si può diventare un buon social media strategist.
E’ la figura del futuro, è una certezza , è sicurezza. E’ una professione dinamica, impegnativa , non sempre facile, ma che dà sicuramente tanta soddisfazione.
Bisogna essere curiosi, aver voglia di mettersi in giochi, avere grande competenza a livello di content e non solo.
C’è sempre una sottile linea che differenzia le diverse professioni digitali, soprattutto in una stessa area. Infatti credevo che della strategia se ne occupasse il social media manager ma anche qui c’è una sotto area più specifica.
Ho trovato molto utili paragrafi sulle criticità che possono sorgere e sui consigli su come fare pratica in questo campo!
I social media sono una realtà indiscutibile ormai . Le persone sono abituate ad utilizzarli , scambiarsi messaggi , idee , pensieri . Il business è fatto di relazioni . Per creare le giuste relazioni tra azienda e gli utenti con l’utilizzo dei socials, diventa importante scegliere una strategia chiara e ben definita . Il Social Media Stategist diventa così una figura chiave per pianificare i comportamenti che un’azienda deve tenere sui socials per ottimizzare i suoi messaggi e ottenere l’engagement voluto .
Oggi quella del Social Media Strategist è una delle dei professionisti più ricercate nel mondo del Digital Marketing. Davide Licordari, che fa questa professione dà alcuni ottimi consigli ovvero di sporcarsi le mani, cioè se qualcuno ha in mente un progetto deve mettersi in gioco e cominciare a provare e testare, magari il funzionamento di una pagina Facebook o di un account di Twitter.
Professione molto ricca e stimolante!!
Social media strategist, davvero un lavoro molto impegnativo..
Analisi, reportistica, pianificazione, monitoraggio, utilizzo dei tool e strategia. Un lavoro davvero complesso quanto stimolante quello del social media strategist!