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SEO: cos’è, come funziona e perché è importante

SEO (Search Engine Optimization), o ottimizzazione per i motori di ricerca, è il processo di ottimizzazione di un sito per aumentare visibilità e posizionamento tra ii risultati di un motore di ricerca.

Statistica dei motori di ricerca più usati al mondo - Dove fare SEO

Fonte: Statista

In Italia, nel 95% dei casi ci riferiamo a Google, il motore di ricerca più utilizzato al mondo. Esiste anche Bing, di proprietà Microsoft (produttore del famoso Windows), utilizzato da meno del 4% degli utenti, poi c’è Yahoo! con meno del 3% a cui segue DuckDuckGo . A livello mondiale si inseriscono in classifica anche Yandex RU, che in Russia supera Google nelle ricerche da desktop, e Baidu, popolarissimo in Cina.

Questi sono sistemi automatici regolati da algoritmi che organizzano le domande (query) degli utenti, ne identificano l’obiettivo prioritario, ovvero l’intento di ricerca (search intent), e restituiscono i migliori risultati possibili tra i milioni in rete. Le query dell’utente possono essere codificate in base a parole chiavi singole, dette keyword, keyphrase, se si parla di due parole chiavi, e long tail keyword composte da più di tre parole chiavi per argomenti più specifici.

Ciascun motore di ricerca utilizza dei software detti spider, crawler o bot che analizzano numerosissime pagine web che vengono poi organizzate attraverso cluster semantici per comporre la SERP (Search Engine Results Page). Per rispondere alla domanda “perché fare SEO?” si può sinteticamente rispondere che è indispensabile se si vuol generare traffico gratuito derivante dalla SERP, oppure si può diventare un esperto coi Corsi SEO disponibili.

Nel video vengono introdotti alcuni concetti base della SEO e che verranno sviscerati in questo articolo:

  • Il campo di applicazione del Search Engine Optimization;
  • Perché fare SEO serve alle attività online;
  • Su quali professioni SEO puntare;
  • Lavoro SEO Specialist: in web agency, azienda o come freelance.

 

 

Cosa significa SEO?

L’acronimo S.E.O. (Search Engine Optimization) significa ottimizzazione per i motori di ricerca. Con il termine SEO ci si riferisce all’insieme delle tecniche che portano un sito ad occupare i primi posti nella pagina dei risultati di ricerca. Quando cerchi informazioni su internet, digiti la tua richiesta nella barra del motore di ricerca che in pochi secondi ti restituisce una sequenza di risultati. La loro posizione, fatto salvo per primi i siti sponsorizzati che riportano la dicitura “annuncio”, è determinata sulla base di alcuni fattori.

Praticamente cosa significa ottimizzazione SEO? Vuol dire elaborare contenuti che possano essere trovati dal crawler, riconosciuti come validi per soddisfare il search intent dell’utente. Le prime ottimizzazioni SEO sono state effettuate dai webmaster già nel 1996, quando vennero pubblicati le prime analisi sull’estrazione dei dati dalle pagine web. Quando è nata la SEO? La data risale al 1997, quando il termine viene utilizzato per la prima votla da Jhon Audette, fondatore del Multimedia Marketing Group e pioniere della SEO, e Bruce Clay, presidente e CEO della Bruce Clay Inc.

 

Perché la SEO è importante

Nel vasto panorama digitale odierno, la SEO  è un pilastro fondamentale per il successo di qualsiasi presenza online. Ogni giorno, solo su Google si contano 3.5 miliardi di ricerche, che vuol dire 40,000 query di ricerca al secondo. Sfruttare il traffico organico, cioè gratuito, consente di utilizzare a pieno una risorsa che genera più del 50% del traffico su un sito. La SEO offre uno dei migliori ROI nel mondo del marketing digitale. Gli sforzi per l’ottimizzazione si traducono in un flusso costante di visitatori senza dover pagare per annunci pubblicitari costosi. I vantaggi economici sono notevoli e possono essere stimati attraverso una semplice formula:

Valore mensile stimato = Ricerche mensili totali X CTR X Valore per visita

Ma non basta, una buona ottimizzazione SEO permette di migliorare l’esperienza utente riducendo il tasso di rimbalzo, definire meglio i segmenti di pubblico, ottenere analisi di mercato e competere con la concorrenza. In sintesi, la SEO non è solo una tecnica di marketing, ma una strategia di medio-lungo termine per costruire una presenza online forte e duratura. Attraverso di essa si può attirare pubblico, generare lead, aumentare le vendite e stabilire un’identità di marca solida. Se vuoi sapere come farsi indicizzare da Google puoi leggere la nostra guida SEO.

 

SEO e motori di ricerca

seo cos'è e come funzionaL’architettura di un motore di ricerca è costituita da tre elementi principali: il crawler (o spider), l’indicizzatore e i risultati. Il crawler è un bot, un programma automatizzato, che setaccia il web seguendo i link da una pagina all’altra (fase di crawling). L’indicizzatore organizza i dati raccolti in un database (fase di indexing). Attraverso l’individuazione delle parole chiavi viene creato un indice dei contenuti presenti. Infine, il motore di ricerca consulta la mole di dati indicizzata e restituisce agli utenti gli indirizzi delle risorse più corrispondenti alla query di ricerca. Gli algoritmi determinano l’ordine di questi risultati (fase di ranking).

Attraverso la SEO è possibile indirizzare gli algoritmi di ricerca verso la propria risorsa, sulla base di alcune variabili – note come fattori di ranking – che permettono di qualificare un contenuto e premiarlo. L’algoritmo di Google riceve continui aggiornamenti che vanno ad influire sulla pubblicazione dei vari Url in SERP.

 

Qual è la differenza tra SEO, SEM e SEA

Seppur simili questi acronimi non sono sinonimi. Le differenza tra SEO e SEM, come quella tra SEO e SEA stanno nelle rispettive applicazioni nel digital marketing. La SEO riguarda le strategie a medio-lungo termine che consentono di sfruttare il traffico organico, attraverso tecniche di ottimizzazione che non prevedono l’impiego di denaro. La SEM, acronimo che sta per Search Engine Marketing, è un concetto più ampio che comprende la search engine optimization in quanto riguarda tutte le attività – e dunque anche quelle a pagamento – per migliorare la visibilità di una risorsa sui motori di ricerca.

Il SEA, o pubblicità sui motori di ricerca (Search Engine Advertising), comporta l’acquisizione di spazi pubblicitari a pagamento, noti come sponsorizzate o annunci sponsorizzati. Solitamente questo tipo di contenuti si trovano in cima alla SERP con la dicitura “annuncio”. La SEA offre risultati di visibilità nell’immediato ma che durano soltanto fino al termine dell’annuncio ovvero del budget investito con questo tipo di attività, consentendo di raggiungere il target interessato e controllare il posizionamento dell’annuncio più facilmente.

Riassumendo si può utilizzare la seguente equivalenza

SEM=SEO+SEA

Le strategie SEM devono prevedere entrambe le azioni e generare sia traffico organico che quello a pagamento (dalla SEA). Il motore di ricerca più utilizzato in Italia mette a disposizione Google Ads, piattaforma per la costruzione ed il lancio delle campagne di advertising basate sul principio dell’asta ed, in genere, sul pay per click ovvero sul pagamento, da parte dell’inserzionista, soltanto a click avvenuto (keyword advertising).

Il vantaggio della SEO è che i risultati organici generati, sebbene siano frutto di studio e lavoro, durano nel tempo e cresceranno in modo esponenziale. Certo, ragionare in termini di incremento del traffico organico, deve lasciare il tempo al Googlebot per scansionare i contenuti e definirne il posizionamento, ma sarà uno sforzo, un impegno che sicuramente ripaga nel medio-lungo periodo.

Parlando di come farsi trovare dai motori di ricerca, merita una menzione anche la Digital Asset Optimization (DAO). È la disciplina SEO dedicata all’ottimizzazione di tutti i contenuti multimediali (video, immagini, pdf, infografiche) che segue la crescente preponderanza del visual content marketing.

 

Come funziona la SEO

Chi fa SEO si occupa in sostanza di intervenire su una risorsa, in modo che sia quanto più rispondente all’intento di ricerca dell’utente. Per farlo è necessario tenere conto di alcuni parametri, noti come fattori di ranking. Ad esempio, Google scansiona in un tempo rapidissimo il contenuto dei siti, sulla base di quattro parametri (quality raters): Experience, Expertise, Authoritativeness, Trustworthiness (EEAT) cioè, Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità. Altri importanti aspetti sono:

  • presenza della focus keyword;
  • completezza dei contenuti;
  • architettura del sito semplice e velocità di caricamento;
  • user experience;
  • ottimizzazione per mobile;
  • Domain authority (autorevolezza del dominio);
  • pulizia del codice HTML;
  • link building e Social Bookmarking.

C’è da dire che quelli in elenco sono solo alcuni degli elementi a cui prestare attenzione, ma sono utili come indicazioni di massima per capire meglio come funziona la SEO. In base ai fattori che influenzano il ranking, la SERP di Google mostra all’utente i risultati di ricerca, posizionati in ordine di classifica, come snippet ovvero frammenti significativi della pagine web, composti da:

  • titolo SEO;
  • link alla pagina;
  • descrizione breve del contenuto (meta description).

 

Esempio di risultato in SERP con parola chiave SEO

Esempio di risultato in SERP con parola chiave “SEO”

 

Ci sono poi degli peculiarità tecniche attorno a cui ruota la cosiddetta SEO tecnica, cioè il processo di ottimizzazione basato sul miglioramento di alcune aspetti tecnici come ad esempio:

  • migliorare il crawl budget;
  • gestire l’indicizzazione;
  • creare una sitemap;
  • usare dati strutturati;
  • intervenire sulla cache del browser di navigazione;
  • ottimizzare per mobile;
  • monitorare i codici di stato (come, ad esempio errore 400 bad request);
  • i protocolli di sicurezza.

Le configurazioni tecniche ricoprono un ruolo fondamentale per migliorare il posizionamento sui MDR e certamente richiedono competenze SEO altissime. Un’ulteriore differenziazione si ottiene distinguendo la SEO on page dalla SEO off page.

 

SEO on page

La SEO on-page (detta anche on-site) riguarda tutta quella serie di attività ottimizzazione svolte direttamente all’interno di una pagina web. In questo modo si aiuta il motore di ricerca a capire meglio la qualità del contenuto della pagina e contemporaneamente migliorare l’esperienza dell’utente sul sito. Gli accorgimenti da adottare comprendono sia aspetti tecnici che contenutistici.

Come farsi indicizzare da Google? Il motore di ricerca favorisce i contenuti più recenti, quindi sarà opportuno fare qualche modifica per riposizionarli e offrire all’utente notizie sempre aggiornate. Si possono aumentare, diminuire oppure modificare gli H1, H2, H3, ossia i titoli dei paragrafi in cui è suddiviso il testo o si può intervenire sulla pulizia del codice HTML. Ovviamente, le tecniche sono molteplici e molto dipende dalla posizione in cui si trova la pagina o l’articolo. Infatti per le risorse posizionate oltre la seconda pagina della SERP verranno applicate procedure diverse rispetto a quelle che sono, ad esempio, in prima pagina alla quarta posizione.

 

Ricerca delle parole chiave

La ricerca delle parole chiavi è un momento fondamentale per la SEO. Una buona strategia SEO non può prescindere da un’analisi che intercetti quelle parole che rispondono all’intento di ricerca dell’utente. È necessario dunque identificare il proprio pubblico e quali sono le ricerche relative ai prodotti o servizi che il sito offre. Grazie a diversi tool e una lettura approfondita della SERP si possono individuare le keywords attorno a cui costruire la propria strategia.

Fatto ciò, si passerà alla ricerca delle parole correlate e si lavorerà sulla SEO semantica, in modo da produrre un contenuto coerente con l’intento di ricerca degli utenti. In base a questa selezione va valutato poi se c’è la possibilità di competere con la concorrenza e magari valutare una strategia basata sulla coda lunga (long tail) puntando a quelle keywords su quali c’è meno volume di ricerca, ma per questo più specifiche.

Quando si parla di keywords e SEO bisogna tener conto di concetti come keyword density, prominence, proximity e frequency. La keyword density sta indicare il rapporto tra distribuzione della parola chiave e numero complessivo di parole. Non c’è una percentuale ottimale, a farla da padrona è il buon senso. La keyword frequency corrisponde al numero di volte che essa viene utilizzata. A differenza degli altri due casi la keyword prominence, questa è fondamentale per la SEO. Quanto più la parola chiave è posta all’inizio di una zona della pagina (tag title, meta description, url, tag di intstazione, paragrafi, attributo alt immagini) tanto più ha effetti postivi sulla SEO. La keyword prossimity si riferisce all’utilizzo ravvicinato di due parole chiavi, ed è come il precedente, un fattore da tenere in contro per chi ottimizza un testo in chiave SEO.

Questa serie di accorgimenti costituiscono il lavoro di chi fa SEO copywriting cioè scrive articoli in ottica SEO. Un linguaggio ricco ed appropriato sarà gradito al lettore e anche al motore di ricerca. L’algoritmo di Google premia i contenuti di valore e penalizza chi applica attività di keyword stuffing, ovvero l’utilizzo eccessivo ed isolato della focus keyword. Nocivi sono anche i contenuti duplicati nello stesso sito o copiati da altri, i contenuti generati automaticamente o pagine doorway. Non è un caso che Bill Gates, il pioniere del movimento, disse nel 1996: “Content is king“. Ecco perché è importante strutturare una content strategy studiando un opportuno un piano editoriale.

Ultima nata è la disciplina del Direct Response Copywriting, definita come scrittura per la vendita. È uno stile che si riferisce ai principi delle neuroscienze. Ben lungi dalla manipolazione, è una scrittura persuasiva che invoglia all’azione, sia essa un click di approfondimento, la compilazione del form di contatto oppure l’acquisto di un prodotto.

 

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Quali sono le parole chiave da inserire in un testo? Ci sono 3 diversi tipi di keyword:

  1. Transazionali;
  2. Informazionali;
  3. Navigazionali.

Le keyword transazionali esprimono una ricerca specifica. Sono cioè tutte quelle query che poi portano all’acquisto di un prodotto o servizio. Ad esempio: “corso ottimizzazione SEO economico, o, migliori specialisti SEO Milano”. Le keyword informazionali, invece, rispondono ad un’esigenza che l’utente non sa ancora risolvere con chiarezza. Ad esempio “quanto costa un corso SEO? o cos’è l’ottimizzazione di un sito web?”. Le keyword navigazionali corrispondono a ricerche verso un brand specifico. Ad esempio l’utente scrive “Digital Coach” e Google gli restituisce una serie di rich snippet completi di rating (valutazione del sito) e sitelinks, ovvero le pagine interne al sito. i primi risultati saranno quelli dove la focus keyword è contenuta anche nell’URL (dominio del sito). Ad ogni tipo di keyword dovrebbero corrispondere pagine o articoli che soddisfino la richiesta degli utenti, dando risposte pertinenti o assecondando il desiderio d’acquisto con Call To Action (CTA) accattivanti e funzionali.

 

Titolo della pagina

Il titolo della pagina. o tag title, è estremamente importante perché, oltre ad apparire nella barra del browser e nei risultati di ricerca, è il primo elemento che cattura l’attenzione dell’utente e fornisce una prima indicazione sul contenuto della pagina. È identificato dal tag <title> nel codice html, ed è il primo modo per aumentare il CTR, se ben  scritto può fare la differenza nella visibilità e nell’attrazione di traffico qualificato al sito web. In ottica SEO il titolo della pagina deve essere compreso tra i 50 e i 60 caratteri, affinché arbitrariamente Google non decida di tagliarlo.

 

Meta description

La meta description è un breve testo solitamente compreso tra i 150 e 160 caratteri, che fornisce una descrizione sintetica del contenuto della pagina web. Con il tag title e lo slug forma lo snippet dei risultati di ricerca che compongono la SERP di Google.

La meta description non è un fattore di ranking diretto ma è un elemento cruciale per aumentare la percentuale di click. Se ben costruita – ad esempio con l’utilizzo delle cosiddette trigger words, espressioni che spingono all’azione il lettore – può incuriosire l’utente e spingerlo a visitare la pagina a cui rimanda. Come il title rientra tra i tag HTML ed è costituito dalla seguente sintassi:

<meta name=”description” content=”testo snippet”>

La guida di Google definisce gli snippet come “la descrizione o la parte riepilogativa di un risultato di ricerca nella Ricerca Google e in altre proprietà” (come Google My Business). Ogni pagina del sito dovrebbe avere una sua meta description di qualità per attirare l’attenzione di chi naviga.

 

Tag di intestazione (H1, H2, H3 ecc.)

Sempre all’interno dei tag html, ci sono i tag di intestazione o heading tag, generalmente utilizzati per titoli e sottotitoli, facilitano la lettura e l’organizzazione del testo. Identificabili con il seguente codice, dal più importante al meno importante, <h1>,<h2>…..<h6> aiutano lo spider a identificare i contenuti di una pagina web. Ottimizzare i tag title per la SEO vuol dire contribuire a posizionare meglio la risorsa.  Solitamente il tag H1 corrisponde al titolo della pagina, e il loro utilizzo deve seguire un ordine progressivo, rispettandone la gerarchia. L’uso dell’H1 è obbligatorio e deve contenere la keyword per organizzare al meglio il contenuto.

 

Contenuti di qualità

La scrittura SEO friendly deve tener conto che Google premia testi originali, pertinenti e di valore. L’obiettivo è sempre quello di fornire agli utenti qualcosa di nuovo, utile e valido. Dal 2011 Google, attraverso l’aggiornamento Panda, ha fatto sì che l’algoritmo premiasse i contenuti qualitativamente validi. Nel 2022 ha confermato tale scelta attraverso l’Helpful Content Update che si aggiunge a Panda.

È cosa nota che chi elabora contenuti di scarso valore come quelli costruiti sulla pratica del click baiting, titoli sensazionalistici che servono solo ad acchiappare click, può incorrere in delle penalizzazioni: quanto più il contenuto è originale tanto più si garantirà la presenza in SERP.

 

Url ottimizzato

Gli URL (Uniform Resource Locator) è l’indirizzo in cui viene allocata una risorsa – siti, immagini, video e così via – all’interno della rete. Semplificando: se il sito è una casa, l’URL è il suo indirizzo civico. Un URL è composto da un protocollo (l’http ad esempio), un sottodominio, un dominio, l’estensione del dominio, un eventuale cartella, il nome dell’url e, in alcuni casi, alcuni parametri.

SEO ottimizzare URLOttimizzare l’URL per la SEO è importante perché è la prima fonte di informazioni in cui si imbatte un utente, fornendo subito un informazione. Seppur non sono un fattore di ranking molto rilevante, se ben settati, migliorano l’esperienza dell’utente. Per chi si occupa di SEO è molto importante stare attenti alla giusta formulazione dell’URL, ad es. https://www.digital-coach.com/it/digital-coaching-certification/ non è la stessa cosa di https://www.digital-coach.com/it/digital-coaching-certification.

Un URL si definisce parlante quando comunica da solo il contenuto della pagina. Nel caso di https://www.digital-coach.com/it/digital-coaching-certification/ l’utente capisce subito che troverà qualcosa relativo ad un percorso di formazione certificato.

 

Attributo Alt per le immagini

L’attributo alt per le immagini, o testo alternativo, è un insieme di parole inserito nel codice HTML al fine di identificare una foto dandole un certo significato. Google utilizza questo attributo per riconoscere il contenuto della foto ed indicizzarla. Altra cosa è il titolo dell’immagine, visibile quando si passa il puntatore del mouse sull’immagine. Un esempio di tag immagini con i relativi attributi è il seguente:

<img src=”/path/to/image/nomefile.jpg” title=”Titolo immagine” alt=”Contenuto immagine”>

È buona norma, nominare i file separando le parole con un trattino alto. L’attributo alt, insieme alle dimensioni del file, sono fattori di posizionamento importanti per Google, ecco perché, quando li si scrive, è necessario utilizzare la keyword per cui si va ad ottimizzare l’articolo in chiave SEO.

La sua particolarità è che esso fornisce indicazioni anche in caso di difficoltà di caricamento o immagine corrotta. Come spesso accade a chi utilizza un Content Managment System (CMS), il comando è integrato nel back-end del CMS.

 

SEO off page

La SEO off-page è altrettanto importante per la Search Engine Optimization e riguarda gli aspetti esterni di una pagina web al fine di migliorare visibilità e posizionamento. La reputazione e l’autorità della pagina dipendono da essa. Nel momento in cui si elabora una strategia SEO è indispensabile curare anche questi aspetti che non riguardano la SEO on-page. Alcune attivià che la definiscono costituiscono fattore di ranking, come la link building.

 

Link building

Con l’espressione link buliding si intende la strategia SEO che mira a implementare il numero dei link in ingresso su un sito web. L’autorevolezza di un dominio si costruisce attraverso la fitta rete di collegamenti tra risorse disponibili sul web che garantiscono la qualità dei contenuti a cui essi rimandano. A differenza della link earning, che avviene in maniera spontanea, la link building necessita di uno sforzo del proprietario del sito per guadagnare fiducia e spingere a pubblicare su altri siti il link per il proprio.

I backlink, in sostanza, sono link che da un altro sito web rimandano al proprio, e sono un importante fattore di ranking. Per superare i rischi derivanti da pratiche scorrette quali lo spam e l’acquisto di link per aumentare il ranking della pagina, Google nel 2012, con il rilascio dell’algoritmo Penguin, ha puntato a premiare la qualità dei link verificandone la validità e, penalizzando l’uso scorretto delle strategie di link building conte come black hat SEO. Gli algoritmi del motori di ricerca sono ormai in grado di capire l’origine dei link e penalizzare le pratiche scorrette.

In tal senso può essere utile conoscere la distinzione dell’indicazione inserita nel codice HTML tra follow e nofollow, che consente o nega allo spider di seguire il link in questione. In pratica, nel linguaggio HTML l’attributo “rel” va associato al tag “href” che definisce un link, inserendo il comando rel=nofollow, si dice al bot di non seguire quel link. Esempio:

<a href=”https://sito-web.com/pagina.html” rel=”nofollow”>Visita questo link</a>

Questa notazione è utile qualora non si avesse certezza della qualità della risorsa a cui si rimanda, per cui il link si apre ma il googlebot non lo segue, lasciando intatta la “reputazione” del nostro sito.

 

Guest posting

Il guest blogging, o guest post, è una collaborazione tra bloggers che ha il duplice vantaggio di incrementare la web reputation del blogger ospitato e la varietà dei contenuti del blog ospitante. Questa pratica consiste nello scrivere contenuti destinati alla pubblicazione su una pagina che non sia quella dell’autore. È facile capire come questo tipo di intervento presuppone una buona strategia di networking. Bisogna puntare ad essere ospitati su siti qualitativamente validi, che abbiano una buona autorevolezza, e saper sfruttare gli anchor text, cioè elementi testuali cliccabili che rimandano ad un determinato URL.

Il beneficio è espresso in maggior visibilità di entrambi ed un vero boost per la SEO in termini di link inbound naturali e traffico referral che ne conseguono. I vantaggi del guest blogging arrivano se lo si fa seguendo una strategia di marketing focalizzata sia sulla selezione degli ospiti, in base sia al loro page rank, che ad un calendario editoriale ben strutturato.

 

Link baiting

Se il sito è un buon sito che offre contenuti validi, allora è possibile linkarlo gratuitamente su altre zone del web. Scambio di link, spam e articoli sponsorizzati non sono esempio di link baiting. A differenza del click baiting, l’usanza di scrivere titoli accattivanti che rimandano a informazioni di scarsa qualità, il link baiting si costruisce attraverso titoli interessanti e persasivi che però rimanda a conenuti validi.  In questo modo si aumenta il traffico organico, il numero di conversioni e quindi di potenziali clienti.

 

Directory e citazioni

Per aumentare visibilità ed autorevolezza, le directory e le citazioni giocano un ruolo importante. Per directory si intendono siti web che categorizzando altre pagine per argomento o settore. Possono essere generiche, locali, di nicchia, o geografiche. Le citazioni, o menzioni, sono i riferimenti che vengono fatti al proprio sito o al proprio brand, senza necessariamente includere un link, con beneficio per la propria brand identity.

 

Social Media e SEO

I social media non sono un fattore SEO di ranking, tuttavia non possono essere esclusi da una strategia SEO. I social media sono una vetrina online che nessuna attività sul web può permettersi di trascurare. Il più popolare resta Facebook ma la piattaforma migliore per il business si conferma essere LinkedIn. SEO e Social condividono lo stesso obiettivo: quello di dare visibilità al brand e di interagire sempre più con le buyer personas.

Oggi più che mai, gli utenti non utilizzano solo Google. Il Digital Report 2023 di We Are Social riporta che solo in Italia il 74,5% della popolazione utilizza i social. È chiaro dunque che queste piattaforme sono una fonte di traffico importante. Essi possono contribuire inoltre alla crescita dei backlink, all’incremento della brand reputation e della brand awareness, rafforzando la brand autority.

Anche se solo pochi contenuti e profili social vengono indicizzati da Google, e quindi non si può dire che abbiano effetti rilevanti (non ancora, almeno) sulla Search Engine Optimization, il social media marketing rientra a pieno titolo nelle strategie di SEO indiretta. Sui social network, infatti, si possono pubblicare contenuti e link che rimandano al sito web, funzionando dunque come pagine di referral: ecco perché si parla di Social SEO. Inoltre, grazie a strumenti specifici come LinkedIn Pulse, si possono scrivere veri e propri articoli, con tanto di heading e formattazione testuale, andando a sostituire il blog aziendale. Il vantaggio è che quei post saranno indicizzati all’interno della piattaforma e potranno far breccia nella community del social B2B più importante di tutti, promuovendo il corporate branding.

SEO e social media vanno pertanto integrati per poter sfruttare al meglio il potenziale del traffico organico con risultati durevoli nel tempo. Per farlo potrebbe essere utile sfruttare gli algoritmi di ricerca interni ai vari social.

 

SEO e Instagram

Quando si parla di SEO instagram si fa riferimento alle tecniche di ottimizzazione applicate al motore di ricerca interno a questo social. Lo scopo è sempre quello di rafforzare il proprio brand ed essere identificabile dagli utenti. L’utilizzo di un username che definisca la tua attività, una foto profilo ed un logo ben curati e l’utilizzo di keywords appropriate sono alcuni esempi di buone pratiche.

Così come avviene per il web, il ricorso ad alcune keywords è fondamentale, in questo caso gli hashtag vanno trattati come vere e proprie keywords in quanto legati agli interessi degli utenti. Importantissimo resta l’attributo alt che può permettere a Google di leggere le immagini.

 

SEO e Linkedin

Lo stesso discorso vale per SEO e Linkedin. Per sfruttare al meglio le opportunità del motore di ricerca interno a questo social bisogna puntare ai contenuti e alla promozione dell’engajment. Il networking, la ricerca degli hashtag giusti, titoli identificativi del contenuto e l’utilizzo di link , se ben fatti, avvantaggiano il profilo utente. Le intere parti del profilo vanno accuratamente compilate, cercando di mettere in evidenza le keywords che contraddistinguono il profilo professionale.

 

SEO e Facebook

SEO e Facebook possono aiutare a promuovere i tuoi contenuti. Il feed notizie di Facebook è il luogo in cui è possibile consultare post provenienti da profili o pagine, e può essere sfruttato per aumentare la copertura organica del proprio sito. Per Facebook sono applicabili gli stessi principi che riguardano gli altri social sia per le parole chiavi che per la qualità dei contenuti. Per saperne di più è consultabile il nostro articolo sulla SEO Facebook.

 

SEO e Youtube

Potrebbe sembrare inappropriato pensare alla SEO e Youtube, ma non è così. Nel 2023 Youtube resta il sito più visitato al mondo secondo www.similarweb.com. Un’accurata ricerca delle parole chiavi per i contenuti video può far apparire la risorsa nella SERP di Google. La keyword va dunque inserita nel titolo del video, come nei meta dati  e nel thumbnail (immagine di anteprima) che accompagnano i video nel momento in cui vengono caricati e nella descrizione. Youtube permette l’inserimento di Tag (etichette) che forniscono indicazioni sull’argomento del video, favorendo la ricerca dell’utente, ma non bisogna esagerare.  Dal 2019 gli hashtag hanno preso piede anche su youtube, ed è utile saperli usare in maniera corretta.

 

Digital PR

Una strategia di Digital PR in chiave SEO è una carta vincente per il brand. Le Digital Public Relation hanno come obiettivo quello di fare network con giornalisti, blogger e influencer, ottenendo risonanza grazie a comunicati stampa e buone recensioni su blog autorevoli, favorendo gli effetti di una tattica SEO indiretta. In termini di ottimizzazione, infatti, questo si traduce in link earning, creando le condizioni perché si generino link spontanei al sito. Dagli influencer si possono ottenere anche backlink di alta qualità, lavorando sulla SEO diretta. Una delle best practices di brand awareness è unire la potenza delle digital PR con il Local SEO. Google Business Profile, si basa proprio sulle recensioni locali per far emergere le attività online.

 

SEO best practices: come migliorarla

Le SEO best practices sono linee strategiche per migliorare la SEO. Oltre quelle già viste ne vanno aggiunte alcune che possono sembrare meno intuitive delle altre, eppure apportano valore al proprio sito.

 

Velocità di caricamento

È fondamentale per la SEO che il sito non sia lento, e questo per una serie di motivi. Dal lato dell’utente, un sito lento scoraggia la sua consultazione, dall’altro lato Google valuterà negativamente la risorsa, attribuendole un punteggio basso. L’aggiornamento Speed Update del 2018 ha agito proprio in questa direzione.

Tra i web core vitals ( o segnali web essenziali) ben due parametri sono dedicati alla velocità di caricamento: il Largest Contentful Paint (LCP) che misura il tempo impiegato a mostrare la parte di contenuto più grande e il First Input Delay (FID), cioè il tempo impiegato dal browser per reagiere alla prima interazione dell’utente sul sito in fase di caricamento. Per l’LCP il tempo ottimale è al di sotto dei 2,5 secondi, mentre per il FID il tempo ideale è al di sotto dei 100ms.

I fattori di rallentamento possono essere molteplici: dalla struttura del sito all’utilizzo del CMS, dall’hosting alla non ottimizzazione dei contenuti (es. le immagini di grosse dimensioni). Per verificare la velocità del proprio sito si possono utilizzare diversi tool come Google Pagespeed, Chrom DevTools, Search Console.

 

Mobile responsiveness

SEO mobile friendlyCon l’espressione mobile responsiveness si intende la capacità di un sito di adattarsi all’utilizzo da mobile device, tablet o smartphone. Anche in risposta alla loro diffusione, il miglioramento della user experience è diventata un’importante fattore di ranking. è necessario costruire il proprio sito in maniera che si adatti all’utilizzo su questi dispositivi senza intralciare o rendere difficile la navigazione. Tra i vantaggi non c’è solo il fatto che si evita una possibile penalizzazione da parte di Google, ma anche una riduzione del tasso di rimbalzo e un possibile aumento delle conversioni.

 

Usabilità ed esperienza utente

Quando si parla di User Experience (UX), o esperienza utente, ci si riferisce alla percezione che gli utenti hanno rispetto alla fruizione di un contenuto. La facilità d’uso, l’accessibilità, l’usabilità e gli aspetti emotivi sono tutte caratteristiche che devono rendere piacevole la visita del potenziale cliente. La chiarezza, il design, il tempo di caricamento e quello di risposta possono contribuire a fidelizzare il cliente e a rafforzare la fiducia in un brand.

Ad esempio, il Cumulative Layout Shift (CLS), altro parametro dei web core vitals monitorato dall’algoritmo di ranking di Google noto come Page Experience, misura lo spostamento degli elementi di una pagina rispetto ai cambi di layout che si verificano durante la visita di una pagina. Una cattiva user experience porterà il potenziale cliente ad abbandonare la pagina con effetti sulla SEO.

 

Schema markup

Il markup schema è un codice che aiuta i motori di ricerca a comprendere meglio i contenuti del sito dando origine ai cosiddetti rich snippet. Grazie ad esso Google riesce a indicizzare meglio il contenuto, fornire risultati più pertinenti e consentire ai proprietari degli snippet di essere inseriti nel Knowledge Graph.

Il punto di partenza è schema.org. Ogni markup ha due livelli, la tipologia (type) e un set di proprietà relative. Ciò che resta da fare è muoversi all’interno delle varie possibilità, scegliere quelle più appropriate alla propria attività ed editare il codice compilando un file json-ld relativo (anche con l’aiuto di tool come Merkle o Schema build Extension), o ricorre ad un plugin se si utilizza il CMS. Per implementare il codice si  può intervenire direttamente sul codice HTML, utilizzando Google Tag Manager o attraverso plugin in caso di utilizzo di CMS.

 

Contenuto multimediale

Ottimizzare i contenuti multimediali è molto importante per la SEO. Questo tipo di materiale può servire a rendere più leggibile il testo e guidare il lettore alla sua lettura, oltre ad incrementare il tempo di fruizione della pagina. Le immagini devono essere non più pesanti di 1 MB, meglio se sotto i 500 kb. Devono essere accompagnate dal titolo, dall’attributo alt e includere la keyword. I formati immagine migliori sono quelli con estensione PNG e JPEG, ma sarebbe preferibile quest’ultima in quando permette un buon compromesso tra peso e qualità.

I video invece è preferibile siano presenti attraverso il tag HTML, di modo che possa essere visto dal crawler. Per siti con molti video è consigliabile creare una sitemap dedicata.  Anche in questo caso bisogna tener conto del peso del video, ecco perché sarebbe meglio utilizzare formati compatibili con l’HTML5 come MP4 o WebM.

 

Pulizia del codice

Anche se non è fattore di ranking, tenere il codice pulito migliora la performance del sito con esiti positivi sulla SEO. Il codice è ciò che permette al browser di visualizzare i contenuti della pagina correttamente. Pulire il codice TML vuol dire alleggerire la pagina e renderla fruibile per l’utente. In sostanza bisogna eliminare parti di codice inutile (ad esempio i commenti dello sviluppatore), eliminare immagini inutilizzate, preferire il CSS al Javascript. Tra le buone pratiche c’è anche il miglioramento della Text Ratio, cioè del rapporto tra il testo visibile e il codice HTML.

 

Utilizzo di tag e attributi SEO

Molto importante è l’utilizzo di tag che il crawler è in grado di leggere.

Tra i più importanti:

 

Tag SEO

  • tag title: indica il titolo della pagina web, non oltre i 60 caratteri,
  • meta description: sintetizza il contenuto della pagina deve essere composta tra i 140 e massimo 160 caratteri,
  • meta tag robots: serve a suggerire al crawler cosa fare quando si imbatte in una determinato contenuto attraverso i comandi come noindex (non indicizza), nofollow (non segue il link) e altri simili.
  • tag canonical: utilizzato per dire al motore di ricerca quale versione preferire della pagina in caso ci siano due versioni.
  • tag di intestazione (H1, H2, H3…., H6): definiscono la struttura del contenuto,
  • tag semantici: letti dal crawler è bene conoscerne la sintassi. Quella dello strong per dare enfasi ad un testo “<strong> parola da mettere in risalto </strong>”, del grassetto “<b> parola in grassetto </b>” e del corsivo “<em> parola in corsivo </em>”. Sono detti semantici perché danno una sfumatura di significato al testo.

 

Attributi Html SEO

  • Attributo Alt: per fornire indicazioni sul contenuto delle immagini, molto utili per le persone con disabilità visive,
  • attributo Title: utilizzato per fornire testo aggiuntivo quando il mouse scorre sopra il link, migliora l’esperienza utente,
  • attributo Rel: aggiunto ai link suggerisce allo spider cosa fare (oltre ai già citati “nofollow” e “noindex”, è bene tener conto dell’attributo “noopener” per aprire il link in una nuova finestra e “noreferrer” per nascondere la sorgente di traffico.

 

Monitoraggio e analisi 

Monitorare l’andamento della risorsa è indispensabile per capire se la strategia SEO che si è adottata ha portato i suoi frutti o se è necessario apportare delle correzioni. Monitorare le metriche di traffico, il posizionamento e l’interazione degli utenti consente di avere un quadro in tempo reale del proprio lavoro. Attraverso l’analisi è possibile capire cosa funziona e cosa no e dove intervenire dopo aver individuato le eventuali cause per l’assenza o il calo di traffico.

Gli strumenti di analisi SEO sono molti, ma il punto di riferimento resta Google che permette di avere dati dettagliati sul traffico, sull’interazione degli utenti e le conversioni grazie a Google Analytics e informazioni sul posizionamento delle parole chiave, sugli errori del sito e altro con Google Search Console. Osservando l’andamento delle keywords in SERP è possibile rilevare eventuali problematiche. Il monitoraggio del traffico organico è uno dei primi indicatori da tenere sott’occhio.

Bisogna effettuare un’analisi del tasso di rimbalzo per capire come mai l’utente abbandoni la pagina. Maggiore è il tempo di permanenza, maggiori possibilità ci sono che il visitatore sia soddisfatto. Controllare il CTR come i dati dei link in entrata  permette di avere un quadro completo sull’efficacia della ottimizzazione SEO. Search Console permette di verificare quali pagine sono indicizzate e quali no, e programmi come Screaming Frog possono individuare i backlink ed eventuali link rotti.

Un ulteriore aspetto da curare è quello relativo alla user experience. Velocità, adattabilità ai dispositivi mobili e un buon design incoraggiano le visite. infine, ma non meno importante è necessario studiare i propri competitor, capire quali sono le loro scelte, le loro strategie e confrontarli con la propria.

 

Strumenti e tool SEO

Ogni attività SEO parte dall’analisi sia per quanto riguarda il monitoraggio del posizionamento o lo stato di salute del sito, che relativamente al benchmark di riferimento. Non è consigliabile, dunque, prescindere dall’utilizzo dei tool SEO che sono disponibili in rete. Ce ne sono di gratuiti, freemium e a pagamento. Ma quali sono gli strumenti SEO? Qui di seguito sono elencate le principali caratteristiche, che è possibile approfondire cliccando sui rispettivi link.

  • Google Search Console è uno degli strumenti indispensabili e allo stesso tempo gratuiti, per ottimizzare in chiave SEO un sito web. Google Search Console permette di verificare l’indicizzazione di un sito, inviare sitemap e controllare i file robots.txt, segnalare di non indicizzare alcune pagine e guidare gli spiderbot. È anche possibile monitorare il traffico organico ed eventuali problemi tecnici.
  • Google Analytics permette di comprendere il comportamento degli utenti sul sito e di conseguenza quali sono i contenuti più apprezzati, la frequenza di rimbalzo, il tempo di permanenza su determinate pagine, le conversioni e altro. Un ottimo strumento per monitorare le prestazioni del sito.
  • Google Trends, analizza i trend di ricerca e fornisce spunti per pianificare la propria strategia.
  • Screaming Frog simula il bot crawler fornendo, oltra alla struttura del sito, una serie di valori utilissimi per l’ottimizzazione tecnica, come ad esempio i title troppo lunghi o corti, gli errori 404, link rotti, informazioni sulle immagini e altro ancora. Strumento ideale per eseguire audit SEO tecnica. È gratis solo fino a 500 url.
  • Lo strumento di pianificazione delle parole chiave (Google Ads) consente di effettuare la ricerca delle keyword con relative correlate, una stima di ricerche mensili, e stagionali. Per essere sfruttato a pieno necessità dell’attivazione di una campagna sponsorizzata.
  • Semrush è noto per la sua utilità circa la keyword research e le analisi di mercato. Infatti, questo software fornisce keywords correlate, ne suggerisce di nuove, analizza i competitor e fornisce una previsione rispetto all’efficacia delle parole chiave scelte. Consente di effettuare un’audit SEO, analisi delle pubblicità PPC (pay per click), fino all’analisi dei contenuti e social media. Prevede un piano freemium con funzionalità limitate, e una versione Pro a pagamento con opzioni mensili o annuali.
  • SEOZoom che replica grosso modo le funzionalità di Semrush,
  • Ubersuggest, gratuito solo per alcune funzionalità, ha dalla sua parte l’utilizzo intuitivo e la possibilità di scandagliare tutto ciò che può ruotare attorno alle keywords. È gratuito solo per la sua versione beta.
  • Google PageSpeed Insights, Google Lighthouse e GTmetrix monitorano le performance di un sito.
  • Ahrefs è un potente strumento per lavorare sui link e ottenere una serie di informazioni sui backlink, anchor text, domini linkati e link rotti. Offre un periodo di prova a pagamento. Piani a pagamento mensili o annuali con diverse opzioni, a seconda delle funzionalità necessarie.
  • Answer The Public una volta inserita una parola, suggerisce idee per scrivere contenuti mostrando le domande che le persone possono cercare online.
  • Estensioni di Google Chrome. Sui browser è possibile integrare alcune estensioni che svolgono parte dei compiti dei programmi appena elencati, esempi di questi sono: Keyword Surfer, Keywords Everywhere, Ahrefs SEO, Toolbar,MozBar, SEO Minion, NoFollow,PageSpeed Insight e molti altri.

 

SEO e IA

Con l’ingresso dell’Intelligenza Artificiale (IA) l’ottimizzazione per i motori di ricerca ha ricevuto un ulteriore booster, offrendo nuove possibilità. Il binomio SEO e chatbot ha suscitato qualche timore, ma a torto, in quanto sia Google che Microsoft hanno ribadito che generare traffico resta un elemento imprescindibile. Questo vuol dire che SEO e ricerca delle keywords restano due punti cardinali, e che la SEO continua ad essere centrale nel momento in cui si parla di aumentare la visibilità sui motori di ricerca. In che modo l’IA può supportare chi fa SEO?

Chat GPT, il chatbot di openAI, ha aperto le porte del prompt al grande pubblico. I prompt non sono altro che script che permettono di istruire il bot affinché restituisca i risultati richiesti in maniera più precisa possibile. Ad esempio con ChatGPT – ma in genere con qualsiasi software di questo tipo – è possibile far scrivere un articolo, con un sommario e dei sottoparagrafi. Ma non è detto che i risultati siano soddisfacenti.

Può essere d’aiuto un prompts generetor come AIPRM for SEO. Quest’estensione di Chrome permette di configurare dei prompts per supportare la creazione di contenuti SEO friendly grazie a ChatGPT. Ma esistono anche molti altri tool SEO che semplificano il lavoro dei SEO specialist. In rete se ne trovano davvero molti, quasi tutti a pagamento. In genere le loro funzioni sono:

  • analisi della concorrenza,
  • ricerca delle parole chiavi,
  • analisi dei competitor,
  • analisi semantica dei testi,
  • creazione di contenuti,
  • link building.

 

Chi fa la SEO?

Un professionista che si occupa di ottimizzazione può inserirsi in contesti lavorativi diversi. La Web Agency sicuramente è un ottimo modo per iniziare a fare SEO, perché si entra in contatto con più progetti simultaneamente e quindi si imparano best practice specifiche per ogni settore o obiettivo. Il SEO può lavorare come consulente o da interno all’azienda. Nelle grandi realtà industriali il contesto tipo è il lavoro in team e sono richieste profonde competenze verticali.colloquio lavoro

Nelle PMI è facile che servano abilità più trasversali, e che gli venga richiesto di occuparsi del Search Engine Marketing in generale. In ogni caso è un lavoro che si può fare anche da remoto. Il SEO freelance è una professione alla quale si approda solo dopo molti anni di esperienza, proprio per il carattere empirico di questa disciplina. Serve saper gestire il proprio tempo in task ed aver costituito un network di conoscenze, sia per quanto riguarda un portafoglio clienti che per garantirsi un costante aggiornamento sulle novità SEO.

A questo proposito, possono essere occasioni sfidanti le collaborazioni con start up innovative. Oltre alle figure più note dello specialista o del manager, esiste anche il SEO coach: è un digital coach esperto in ottimizzazione. Professionalità ancora poco conosciuta in Italia, sarà molto richiesta dalle aziende che affrontano la trasformazione digitale che, oltre ad aver bisogno di una consulenza SEO, vorranno far crescere una loro risorsa interna specificatamente su questa disciplina.

 

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SEO Specialist

Chi è e cosa fa il SEO Specialist? È colui che si occupa operativamente dell’ottimizzazione delle pagine web per aumentare il traffico organico al sito. Figura professionale molto complessa, unisce in sé competenze digitali trasversali, che coprono tutti gli ambiti del marketing online. Qualunque sia il suo livello di esperienza, il SEO Specialist lavora in team.

Inizialmente lo specialista SEO aveva formazione tecnica, era associato ad un programmatore oppure ad uno sviluppatore web (webmaster). Ora avere un background informatico non è un requisito indispensabile, anche se aiuta molto conoscere le basi dei linguaggi HTML e CSS. Un buon SEO in Italia deve sapere come funziona Google, dato che è il motore di ricerca più usato e conoscere a menadito i Google Tools.

Oltre ai MDR deve far propri la forma mentis ed il comportamento del target su cui lavora, e rivolgervisi con il giusto tone of voice. Le sue competenze, dunque, vanno dalla programmazione web alla scrittura, passando per le principali discipline del digital marketing. Cosa studiare per diventare SEO? Non c’è una risposta univoca a questa domanda: serve un assessment iniziale ed un piano formativo personalizzato, che preveda anche ore di praticantato.

 

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SEO Manager

Le competenze SEO per il Manager non si discostano molto rispetto a quelle dello specialist, nel senso che rimane, anche in questo caso, una parte del lavoro operativo. La differenza tra i due sta nel fatto che solitamente il SEO Manager lavora da dipendente e gestisce il team di web marketing. Oltre a quelle già citate, deve avere competenze in gestione delle risorse umane ed in project management. Il manager crea e monitora la strategia SEO, quindi buona parte della sua operatività sta nel dare linee guida funzionali all’ottenimento dei risultati e garantire una buona interazione tra chi si occupa di SEO, advertising e content marketing.

 

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Corsi SEO

Acquisire le competenze adeguate è il primo passo per diventare un professionista SEO. Si tratta di uno lavoro che richiede anche aggiornamenti costanti perché Google cambia, si evolve, si perfeziona e rilascia nuove metriche per il suo algoritmo. Come diventare SEO Specialist? Qui c’è una lista dei migliori corsi SEO in italia:

come funziona la SEO di GoogleLe nozioni teoriche non bastano! All’interno del percorso formativo è possibile svolgere la work experience. Si tratta di un praticantato reale per testare le conoscenze acquisite, seguiti da un SEO digital coach. Gli incontri si svolgono a distanza. sarà possibile entrare in contatto con lo staff di Digital Coach, e con i colleghi. Gli incontri saranno motivo di confronto e di formazione, e saranno richiesti dei task di performance, proprio come in azienda. La formula della smart work experience, invece, è un periodo di 4 mesi di praticantato all’interno di un’azienda partner della scuola. Anche in questo caso con la possibilità di lavorare da remoto online. La scuola di formazione digitale Digital Coach offre tre livelli di work experience per diventare esperto SEO:

  1. Work Experience SEO Copywriting – Il Copywriting è il livello base. Costituisce il primo fondamentale tassello per diventare SEO Specialist. Non è possibile diventare esperti SEO senza conoscere le regole base del copywriting. Qui si comincia a scrivere contenuti in ottica SEO e verranno spiegate quali sono le migliori strategie per posizionarsi sui motori di ricerca. Durante e al termine della work experience verranno analizzate le performance, in modo da poter capire quali sono stati i punti di forza e le lacune. L’aspetto interessante è che, dopo il praticantato, si sarà in grado di candidarsi per questa posizione. Si può dire che il SEO Copywriter è sicuramente tra le figure più richieste dal mercato del lavoro.
  2. Work Experience SEO Optimization – In questo secondo step verrà richiesta l’ottimizzazione sui motori di ricerca di alcune pagine web già scritte. Tramite tool specifici si analizzano, capendo come migliorarne la posizione in SERP, applicando tutte quelle regole che permettono una migliore prestazione. Questo secondo livello è fondamentale per chi vuole concorrere a posizionarsi per la figura di SEO Copywriter, perché rappresenta un valore aggiunto per l’azienda. Saper fare entrambe le cose non solo permetterà di essere più competitivi sul mercato del lavoro, ma anche di presentarsi come un professionista completo.
  3. Work Experience SEO Supervisor – Questo è l’ultimo livello per imparare le digital SEO strategy migliori. Verrà chiesto di supervisionare e indicare ai copywriter e agli optimizer cosa fare. Si tratta quindi di un ruolo di grande responsabilità, per diventare un SEO Specialist a tutti gli effetti. Ci si potrà presentare alle aziende facendo capire che tu sei in grado di realizzare una vera e propria strategia che permetterà al cliente una maggiore e migliore visibilità sui motori di ricerca.

Terminati i tre percorsi, si è in grado di scrivere contenuti ottimizzati e sapere come si fa una strategie SEO. Nulla vieta che concluso il percorso ci si possa inserire in altri team per migliorare le skills. Ci sono molte work experience attinenti a questa tematica, come l’utilizzo e la gestione dei social media o l’inbound marketing. Un ulteriore banco di prova sono le esercitazioni live. Più indicate per profili manageriali, sono esercitazioni in diretta online focalizzate su temi molto verticali come ad esempio l’analisi dei backlink, l’uso di Google Analytics o di Google Search Console.

Faq SEO

Come la SEO può aumentare le vendite?

Aumentando la quantità ma soprattutto la qualità del traffico in arrivo sul sito. Più sono le pagine che si posizionano bene su parole chiave diverse, maggiore, statisticamente è la possibilità di ottenere nuovi clienti.

Il vero vantaggio di fare SEO, però, sta nella qualità del traffico che può generare. Intercettando utenti già interessati al topic di cui si sta trattando, la sua propensione all’azione è alta.

Quali sono le caratteristiche di un buon SEO?

In passato uno specialista in ottimizzazione dei siti veniva dal mondo della programmazione e dell’informatica. Oggi, con l’evoluzione degli algoritmi dei motori di ricerca, chi fa SEO è anche un esperto in semantica, in linguistica. Ma ad ogni modo deve avere competenze trasversali e saperne di Analytics, di social media ed altre discipline del digital marketing.

Meglio SEO freelance o dipendente?

Non c’è una risposta buona per tutti. Dipende dalla tua personalità. Se sei una persona che ama essere indipendente ma, al tempo stesso, sai gestire il tempo e le attività necessarie al raggiungimento degli obiettivi, allora lo specialista SEO freelance può fare al caso tuo. Se, viceversa, lavori meglio all’interno di una struttura gerarchica, dei processi e degli obiettivi determinati da altri, allora è meglio che tu faccia il SEO come dipendente. Un consiglio per tutti resta il seguire la propria natura, le proprie propensioni, che nel lungo termine porteranno a svolgere questo lavoro nella forma più efficace.

Quando ingaggiare freelance, agenzia o inserire un dipendente come SEO?

L’approccio alla SEO deve essere graduale. Solitamente le aziende non si accollano subito un costo fisso come un dipendente SEO, ma piuttosto preferiscono investire in un costo variabile, ingaggiando un freelance, per le PMI, o una web agency, nel caso si tratti di un’impresa medio grande. Dopo i primi risultati così ottenuti, si valuta l’inserimento di una risorsa interna che si possa dedicare con costanza all’implementazione SEO del sito web. Ciò non esclude, tuttavia, di non appoggiarsi anche a consulenti esterni, ma avere un dipendente che coordini le attività e che sia l’interlocutore unico in ambito di ottimizzazione sui motori di ricerca darà maggior profondità alle strategie SEO.

Tutorial SEO

I tutorial SEO rispondono a specifiche e particolari esigenze tipiche di chi vuole risolvere un problema mirato della disciplina SEO.

Interviste SEO

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